proposta di legge frena affidi di minori in Emilia
(Ansa)
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Una proposta di legge cerca di frenare gli affidi «facili» di minori in Emilia

La Regione Emilia Romagna sa perfettamente quanto ha speso, tra 2016 e 2020, per i circa 1.200 minori che ogni anno in media vengono affidati ai suoi servizi sociali, cioè 49 milioni di euro. Gli uffici regionali sanno anche quanto è stato speso per gli oltre 1.500 minori annualmente sottratti alle famiglie d’origine e internati in una comunità, e cioè altri 317 milioni. Malgrado la legge lo preveda, invece, la Regione non ha la più pallida idea di quanto investe per sostenere le famiglie in difficoltà. Partono da questi dati incoerenti un’interpellanza e una proposta di legge regionale appena depositata dai due consiglieri della Lega, Matteo Rancan e Michele Facci.

La norma s’intitola «Allontanamento zero, interventi a sostegno della genitorialità e per la prevenzione degli allontanamenti». I suoi primi obiettivi sono la conferma del divieto di allontanamento per motivi economici (fin dal 2001 escluso tassativamente da una legge nazionale), e la destinazione ad «azioni di prevenzione» di una quota non inferiore al 40 per cento delle risorse del sistema dei servizi sociali. Per evitare disastri simili a quello accaduto a Bibbiano, la proposta prevede anche che, nel caso di situazioni di disagio manifestate da bambini e ragazzi, prima di far scattare l’allontanamento vero e proprio i servizi sociali cerchino di coinvolgere i parenti del minore fino al quarto grado (in mancanza dei genitori) nell’attività di sostegno, e predispongano anche un concreto progetto educativo familiare.

La proposta stabilisce inoltre che ogni affido familiare o inserimento in una struttura debba avere una durata limitata, con l’obiettivo – là dove è possibile – del rientro del minore in famiglia di origine. L’interpellanza di Rancan e Facci, invece, contesta alla giunta di Stefano Bonaccini la gravissima «carenza di informazioni e disponibilità di dati»: oltre alla sorprendente carenza di dati sulla spesa a sostegno delle famiglie, infatti, alle interrogazioni presentate dai due consiglieri gli uffici regionali hanno risposto di non avere informazioni neanche «sulla durata della permanenza dei minori al di fuori della propria famiglia originaria, e del percorso seguito dagli stessi». In realtà, l’Emilia Romagna non sa nemmeno «se vengano effettuati controlli presso le comunità che accolgono minori». A quasi quattro anni di distanza dall’emersione dello scandalo di Bibbiano, l’omissione pare imperdonabile.

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