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Economia

Le 100 aziende che stanno distruggendo il pianeta

È di questi giorni la notizia del distacco dall'Antartide di un iceberg delle dimensioni della Liguria: un altro preoccupante segno del progredire del riscaldamento globale, di cui è responsabile l'inquinamento. Ma chi è il responsabile reale delle emissioni di anidride carbonica che stanno modificando l'atmosfera del nostro pianeta? L'organizzazione CDP, che ha sede a Londra e opera per divulgare i dati sulle emissioni delle aziende private, ha pubblicato il proprio rapporto annuale, nel quale riferisce che cento società sono responsabili addirittura del 71% dei gas serra frutto dell'attività umana.

Le aziende che inquinano di più

Si tratta quasi esclusivamente di compagnie petrolifere o minerarie che operano nel settore del carbone e CDP ha anche pubblicato la lista delle cinquanta che hanno inquinato di più nel 2015. In vetta si trova la saudita Aramco, che è la più grande compagnia petrolifera al mondo, avendo il monopolio sull'estrazione di idrocarburi dal sottosuolo arabo. Nel 2015, l'Aramco ha causato, da sola, il 4,6% delle emissioni di gas serra e il 4,5% di tutte le emissioni generate nei ventisette anni tra il 1988 e il 2015. Dietro l'Aramco si posiziona una serie di aziende dei paesi emergenti: le russe Gazprom e Rosneft (rispettivamente 2,7% e 1,8% delle emissioni del 2015), la National Iranian Oil (2,4%), la Coal India (anch'essa al 2,4%), le cinesi Shenua e China National Petroleum (2,4% e 1,5%) e l'emiratina Abu Dhabi National Oil (1,4%). Per trovare una compagnia occidentale bisogna andare al nono posto, dove si colloca la statunitense ExxonMobil con l'1,4% delle emissioni, mentre la prima società europea è la Royal Dutch Shell, che ha provocato l'1,2% delle emissioni.

Il ruolo dell'Italia

Nel listone c'è anche un'azienda italiana, l'ENI, collocata al trentacinquesimo posto ed è indicata come responsabile dello 0,5% del gas serra liberato nell'aria nel periodo preso in esame. Apparire nella classifica non è cosa invidiabile, ma va detto che la multinazionale presieduta da Emma Marcegaglia produce quantità di emissioni significativamente inferiori rispetto ad aziende straniere di dimensioni comparabili, come l'americana Chevron, che ha un fatturato analogo ma occupa la ventesima posizione ed è responsabile dello 0,9% delle emissioni. In generale, i dati sono preoccupanti, ma lasciano uno spiraglio di ottimismo: secondo Pedro Faria, presidente dell'organizzazione CDP che li ha raccolti, la transizione verso tecnologie più pulite è ormai "irreversibile" e nonostante l'annuncio che gli Stati Uniti si ritireranno dagli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico, c'è da ben sperare grazie al crescente impegno per un mondo più pulito da parte di moltissimi attori non-statali - incluse le società monitorate.

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