Lavoro, l’impatto del “mare” su economia e occupazione

La particolare forma del nostro Paese mi ha sempre ispirato molta simpatia fin da quando osservavo la cartina geografica appiccicata sul muro alle elementari; e sempre da piccolo il fatto che assomigliasse a uno scarpone immerso in mezzo al Mediterraneo, delimitato per la maggior parte da mare, appariva ai miei occhi più speciale degli altri, chissà perché…

E proprio il mare è sempre stato una risorsa senza limiti, tanto nel passato quanto nel presente; dai dati che emergono dal 2° Rapporto sull’Economia del Mare – realizzato da Unioncamere con il contributo tecnico di CamCom-Universitas Mercatorum – presentato pochi giorni fa, si intuisce che anche nel futuro il mare avrà un ruolo da protagonista nell’economia e sul fronte occupazionale italiano.

Come scritto nel rapporto, che fotografa il contributo del comparto “blu” nella nostra economia, nonostante la crisi nel periodo 2009-2011 il settore ha dato segni di tenuta, sia sotto il profilo occupazionale sia sotto quello imprenditoriale. Si registra che nel triennio 2010-2012 il tessuto imprenditoriale (costituito da circa 210mila imprese) è aumentato di quasi 7.000 unità, ad un ritmo del 3,4% contro lo 0,1% del totale dell’economia economia.

Il ruolo del mare – e delle filiere riconducibili all’economia del mare – nell’economia Italiana ammontava nel 2011 a 41,2 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto a settori molto più “blasonati” come il comparto del tessile, abbigliamento e pelli (21 miliardi), delle telecomunicazioni (22 miliardi) e quasi il triplo di quello del legno, carta ed editoria (poco meno di 15 miliardi). Il 45% di questa cifra si deve ai settori più tradizionali:

- cantieristica e dei trasporti di merci e persone

- filiera ittica e dell’industria estrattiva marina

- turismo, sommando le attività di alloggio e ristorazione a quelle sportive e ricreative

- terziario avanzato, rappresentato dalla ricerca, regolamentazione e tutela ambientale

Attualmente sono 800.000 i lavoratori impiegati nell’economia del mare rappresentando il 3,2% dell’occupazione complessiva del Paese. Tornando alla forma del nostro stivale, il fatto che le regioni meridionali siano quelle maggiormente esposte al contatto con il mare fa sì che l’economia del settore si concentri nel Centro-Sud (60% del valore aggiunto e 64% in termini di occupati).

Dal punto di vista imprenditoriale, a fine 2012 si registravano 211.000 imprese legate al mondo della blue economy (pari al 3,5% del totale nazionale). Il numero maggiore di imprese che ruotano intorno all’economia del mare si concentra nei seguenti comparti:

- turismo (96.547 attività, il 45,8% del totale) come somma dei servizi di alloggio e ristorazione (67.178) e delle attività sportive e ricreative (29.369)

- filiera ittica – 41.633 aziende, il 19,7%

- cantieristica – 32.130, pari al 15,2%

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