L'ordine pubblico per Luciana Lamorgese? Campo libero ai facinorosi

In buona sostanza, oggi il ministro Lamorgese ha spiegato che la polizia dinanzi ai violenti ha seguito anch'essa le direttive del Cts: tachipirina e vigile attesa. E in effetti sulla vicenda degli scontri di Roma la realtà sta superando qualsiasi fantasia. Perché Giuliano Castellino, sorvegliato speciale e destinatario di Daspo, era sul palco di Piazza del Popolo ad arringare la folla? Perché subito dopo occupava la sede della Cgil con i suoi sgherri, senza che nessuno muovesse un dito? Su questa e su altre domande ci si aspettava che il Ministro Lamorgese oggi in Parlamento potesse fare chiarezza, o perlomeno seminare qualche certezza in quella Caporetto di ordine pubblico accaduta sabato nella capitale. Invece nel suo intervento alla Camera il Ministro dell'Interno, evidentemente non sapendo o non volendo rispondere nel merito, si è limitata a leggere due righe in burocratese da un foglio di carta.

Il passaggio chiave è il seguente: fermare il capopopolo di Forza Nuova non "è stata una scelta ritenuta percorribile" perché "in un contesto di particolare eccitazione", c'era il rischio della "degenerazione della situazione di ordine pubblico". Tradotto: Castellino non poteva essere arrestato, perché altrimenti qualcuno avrebbe protestato. Proprio così. La polizia non è intervenuta per ripristinare l'ordine, perché qualcuno in piazza si sarebbe arrabbiato. La prossima volta, tanto vale evitare l'assetto antisommossa, e spedire i poliziotti in piazza con lo smoking, come fosse una festa di gala.

Pensavamo che il dovere di un Ministro dell'Interno fosse quelli di tutelare l'ordine pubblico ad ogni costo, ove necessario anche con la forza (se si chiama forza pubblica e non carezza pubblica, ci sarà un motivo?). Se si vuole ripristinare l'ordine ma si ha timore anche solo di spettinare i violenti, allora siamo di fronte a una resa permanente. E in effetti un assaggio l'avevamo avuto in occasione del rave di Viterbo, andato avanti nell'illegalità più sfrenata per giorni: nessuno ha toccato i responsabili, perché altrimenti anche in quel caso, qualcuno avrebbe potuto reagire male. Ma allora – di grazia – a cosa serve la polizia, se l'obiettivo è quello di non scontentare mai nessuno, violenti compresi? Il risultato inevitabile di questa scellerata filosofia, come abbiamo visto a Roma, è che ognuno fa come gli pare. Fino ad occupare le sedi sindacali. Sarebbe questo il controllo della situazione dei vertici delle forze dell'ordine?

La spiegazione balbettante del ministro è un insulto alla polizia, ai manifestanti pacifici, e a tutti quei cittadini che pretendono sia rispettata la legge. Senza contare che Lamorgese si è ben guardare dal rispondere alle altre domande sul tavolo. Posto che Castellini su quel palco non doveva nemmeno salire, possibile che nessuno lo abbia intercettato prima di arrivare in piazza? Possibile che in due ore di tempo nessuno abbia pensato di cinturare la sede del sindacato in via del Corso? Possibile che siano stati mandati allo sbaraglio un pugno di poliziotti, anziché schierare duecento uomini a protezione della Cgil?

Poi possiamo gridare quanto vogliamo al ritorno del fascismo: ma la verità è un'altra. Se il Ministro Lamorgese avesse fatto il suo dovere, oggi non saremmo qui a parlare di scontri e di "pericolo nero". Se avesse fatto il suo dovere, Giorgia Meloni non sarebbe stata messa sul banco degli imputati come collaborazionista. Se avesse fatto il suo dovere, probabilmente oggi parleremmo delle storture del green pass, di lavoro e di tasse. Delle due l'una: o il ministro non sapeva nulla di ciò che stava accadendo a Roma, oppure sapeva e non ha fatto nulla. Da qui il quesito conseguente, su cui converrà soffermarsi nei prossimi giorni: cui prodest?

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