Kosovo: l'italiano nel mirino dell'Uck

È un italiano l’uomo più temuto del Kosovo. Si chiama Maurizio Salustro ed è il pubblico ministero della missione europea Eulex, che indaga sui crimini di guerra avvenuti a fine anni Novanta nel paese balcanico. Una missione delicata, che lo ha costretto a girare con una scorta armata e lo ha fatto finire nel mirino dell’Uck, il disciolto Esercito di liberazione del Kosovo, i cui uomini chiave ora detengono le leve del potere nello stato autoproclamatosi indipendente nel 2008. Ogni sua richiesta di arresto contro gli ex guerriglieri provoca un terremoto: manifestazioni di veterani, scioperi della fame, richieste di estradizione in quanto «persona non grata», campagne del fango... L’ultima ha dell’inverosimile, eppure è stata ripresa da tutti i media del Kosovo: il 27 luglio il cane del pm avrebbe morso una bambina albanese non meglio identificata, facendola finire in ospedale e lui sarebbe fuggito via. In realtà, pare proprio che alla bambina il cane abbia solo abbaiato.

Romano, 58 anni, Salustro ha lavorato 13 anni fra Vibo Valentia e Catanzaro, in prima linea contro la ’ndrangheta. A partire dal 2009 ha applicato le sue conoscenze alle indagini contro criminali di guerra serbi e albanesi per l’Eulex, missione salita agli onori della cronaca dopo l’assassinio di un suo membro il 19 settembre. «Se si occupasse di furti di bestiame, andrebbe benissimo. Invece inquisisce ex comandanti dell’Uck che, in quanto vincitori, sono ritenuti eroi di guerra intoccabili. E allora diventa scomodo» commenta il colonnello della Guardia di finanza Roberto Magni, che con un altro veterano del Kosovo, il maresciallo capo Luca Ciccotti, ha scritto il libro-denuncia Kosovo: un paese al bivio. «Salustro è un grande professionista che non esita a esporsi al pericolo, pur di amministrare correttamente la giustizia». In oltre 10 processi il pm ha ottenuto una decina di condanne contro serbi e albanesi. E nella spinosa indagine sul gruppo di Drenica ha ottenuto la custodia cautelare dell’ex ambasciatore a Tirana. Suleiman Selimi.

Ma il caso più rilevante è quello di Klecka, villaggio dove fra il 1998 e il ’99 sono stati commessi vari crimini di guerra che hanno portato alla morte accertata di almeno otto serbi e alla scomparsa di due albanesi. Salustro ha accusato l’ex ministro Fatmir Limaj, lo stretto alleato del premier Hashim Thaci fino al ’98 comandante della locale brigata dell’Uck, di uccisioni, maltrattamenti e torture. A sostenere l’accusa, la testimonianza di Agim Zogaj, guerrigliero dell’Uck che sosteneva di aver ucciso due serbi su ordine di Limaj. Ma nel settembre 2010 Zogaj s’è suicidato a Duisburg (Germania), in circostanze a detta del fratello sospette. La scomparsa del testimone ha compromesso il processo: il 17 settembre scorso Limaj è stato assolto. Ma Salustro non demorde, ha annunciato appello. Perché lo scopo della missione Eulex è aiutare le autorità kosovare a costruire uno stato di diritto. E, come ha scritto l’ex dissidente albanese Fatos Lubonja, l’impunità di cui gode «l’élite politica» di cui Limaj fa parte «minaccia lo sviluppo di una democrazia dello stato di diritto in Kosovo, incancrenito dalla delinquenza, dalla corruzione e dal crimine organizzato».

Scritto dall'ex capo (e dal suo vice) dell'unità di Informazione Finanziaria del Kosovo, il libro "Kosovo: un paese al bivio" è edito dalla Franco Angeli

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