Kiss: make up, dollari e rock and roll - La storia

I Kiss sono un'istutuzione del rock made in Usa. Hanno debuttato 44 anni fa, nel 1973, con una formula che nel corso dei decenni è diventata un brand: canzoni potenti, orecchiabili, make e up e un leggendario palco a base di fiamme, fumi, luci, scale, ascensori e pedane sopraelevate. 

Un solo brand, Kiss, ma tante formazioni diverse. Nella storia della band newyorkese ci sono stati frequenti cambi di line up. Quella originale (Ace Frehley, Gene Simmons, Peter Criss, Ace Frehley) è stata protagonista degli album storici dei Settanta (tra gli altri, Kiss, Destroyer e Love Gun).

Con Dynasty, 1979, (l'album di I was made for lovin' you) esce di scena Peter Criss ed entra Eric Carr (che comparirà per la prima volta nel 1981 suonando i brani di The Elder). Dopo Ace Frehley, lead guitar, si susseguiranno Vinnie Vincent, Mark St. John, Bruce Kulick e Tommy Thayer (l'attuale chitarrista). Alla batteria, l'indimenticabile Eric Carr, morto nel 1991, verrà sostituito da Eric Singer, presente ancora oggi. 

Punti fissi della band da sempre sono Gene Simmons (basso e voce) e Paul Stanley (chitarra ritmica e voce) che firmano la stragrande maggioranza dei pezzi del gruppo.

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Dal punto di vista del sound i Kiss hanno attraversato tutti i versanti del rock e dintorni. 

Dal rock and roll essenziale dei primi tre album(Kiss, Hotter than hell e Dressed to Kill) al capolavoro heavy rock, Destroyer, prodotto da Bob Ezrin, passando per l'approccio "live in studio" di Rock and Roll Over.

I Kiss hanno pagato anche un tributo all'era disco music con Dynasty (I was made, Dirty Livin', Sure know something) e Unmasked (Shandi, Easy as it seems, Tomorrow, She's so european). 

Fu un clamoroso flop il tentativo di un concept album (sempre prodotto da Bob Ezrin, lo stesso di The Wall dei Pink Floyd) intitolato The Elder. Brani epici, fanfare, archi (Odissey), chitarre e cori maestosi (Under the rose). Commercialmente un disastro, musicalmente una delle vette del gruppo. Senza dubbio un disco da riscoprire.

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KISS: dollari e rock and roll

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KISS: Gene Simmons e Tommy Thayer - Torino 15 maggio e Bologna il 16

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Paul Stanley

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I Kiss

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Ace Frehley, Paul Stanley, Peter Criss e Gene Simmons sulla Hollywood Walk of Fame nel 1999.

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Kiss

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In primo piano Paul Stanley dei Kiss

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Da sinistra Gene Simmons, Paul Stanley e Tommy Thayer

Un monumento heavy rock è invece Creatures of the night (inciso praticamente senza Ace Frehley e con l'intervento di chitarristi esterni come Vinnie Vincent, Steve Farris e Robben Ford). Dieci anni dopo Creatures, esce nel 1992 Revenge, un altro album dal suono granitico (Unholy, Domino, Take it off e la cover di un classico degli Argent, God gave rock and roll to you). 

Tra gli album migliori in assoluto, l'unplugged registrato per MTV, con la partecipazione degli ex Ace Frehley e Peter Criss, il primo passo verso la trionfale reunion in maschera del 1996. 

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Per un periodo della loro storia della storia (dal 1983 al 1996) i Kiss si sono esibiti senza make up. In questi anni hanno pubblicato album che non hanno sbancato le classifiche come i classici dei Settanta, ma che ancora adesso sono nel cuore della Kiss Army. 

Lick it up e Animalize hanno un sound aggressivo, potente e contengono alcuni pezzi memorabili come Fits like a glove, And on the 8th day, Lick it up, Heaven's on fire, Thrills in the night, I've had enough). 

Altrettantoheavy Asylum (King of the mountain, I'm alive, Uh! all night). Suoni vintage e produzione low cost per uno dei must della band: Hot in the shade, che oltre a contenere l'hit Forever, presenta nella tracklist perle come Hide your heart, Silver spoon, Cadillac dreams e You love me to hate you). 

Crazy nights (1987) fu invece una deviazione verso sonorità pop-hard rock, in linea con quel che funzionava negli anni Ottanta. Tra i pezzi forti, Crazy crazy nights, I'll fight hell to hold you, Reason to live, My way e Good girl gone bad). 

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Carnival of souls è l'ultimo album con Bruce Kulick alla chitarra. Il disco (1997) passò inosservato per la concomitanza con il ritorno live della formazione 70's (con Frehley e Criss). Un album atipico dal suono cupo e pesante. Molto intense Jungle, I confess e Childhood's end.

Psycho Circus (1998) seguì la reunion della formazione originale. Fu un disco travagliato in fase di registrazione, ma comunque contiene una manciata di canzoni molto a fuoco: la title track, Into the void, Journey of 1000 years, We are one).

Gli utimi due album in studio sono Sonic Boom (2009) e Monster (2012). I pezzi più forti? Modern day Delilah, Stand e All for the glory (da Sonic Boom) e Long way down, Freak e Hell or Hallelujah (da Monster).

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