La Juventus non è da scudetto

La figuraccia sul campo del Sassuolo ha avuto il merito di far scendere la maschera che copriva il volto della Juventus. Aveva ragione Allegri (colpevole per altre sue scelte) nel dire che l'obiettivo della stagione era e resta la qualificazione alla prossima Champions League e che a parlare di scudetto l'ambiente rischiava di farsi male. E' accaduto a Reggio Emilia in un crescendo di errori individuali e di squadra quasi inverosimile per quello che si è visto in campo: da Szczesny a Gatti, tutti colpevoli. Anche chi ha fatto il proprio dovere oppure si è macchiato di uno sbaglio sotto porta non da... Vlahovic.

La Juventus esce dalla corsa scudetto cui era stata iscritta da un buon inizio di stagione e dalla presunzione secondo cui, non avendo le coppe da gestire nel mezzo della settimana, sarebbe stata avvantaggiata a sufficienza da colmare l'enorme gap scavatosi con la concorrenza. Il Sassuolo è un verdetto, non in termini numerici (troppo presto) ma nel senso di presa di consapevolezza diffusa dei limiti di una rosa che qualitativamente è lontana da quelle di Napoli, Inter e Milan.

Del resto il club bianconero esce da un'estate in cui la parola d'ordine sul mercato è stata tagliare. Razionalizzare. Cedere dove si poteva, alleggerire il monte ingaggi il più possibile e limitare i danni di un bilancio lontano dall'essere in equilibrio, tanto che la proprietà nei prossimi mesi dovrà di nuovo intervenire dopo che in quattro anni sono stati bruciati oltre 600 milioni di euro. Le carenze non sono state corrette, le mancanze non sono state integrate e non potevano esserlo. Se ne riparlerà a luglio 2024, sempre che Allegri riesca a traghettare il gruppo dentro le magnifiche quattro della Serie A.

Anche il tecnico, ovviamente, ha le sue responsabilità. Se la Juventus si è presentata a Reggio Emilia a giocare una "partita farfallina" (cit), preparandola per una settimana, significa che il livornese non è stato capace di intercettare l'attenzione dei suoi giocatori. E non basta rivendicare di aver avuto il sospetto, cogliendo qualche segnale: l'approccio mentale è stato disastroso e i risultati si sono visti. E' mancata anche quella scintilla di gioco intravista in alcune delle prime uscite stagionali, cosicché si è riaperto il dibattito degli 'AllegriOut', partito nutrito che dovrà però pazientare almeno fino alla prossima estate.

Il prodotto del sabato dei pasticci è stato il verdetto di cui sopra: la Juventus non è squadra da scudetto. Ha scelto il modo più brutale per affermarlo e dirlo anche a se stessa, ma fare i conti con la realtà è l'unica via per crescere, correggere gli errori e ottimizzare le virtù.

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