Brava Juve (ma il Bayern resta troppo lontano)

Al netto degli orrori del signor Atkinson di cui Collina dovrebbe rendere conto, perché seguono i disastri che hanno penalizzato tutte le italiane nel primo round europeo, la sensazione è che la Juventus sia tornata indietro sulla macchina del tempo. Troppo forte questo Bayern Monaco per essre giocabile da una squadra che solo nel finale e grazie a un orgoglio smisurato ha rimesso in piedi partita e discorso qualificazione.

Le statistiche dicono che partendo da un 2-2 casalingo si passa solo in un caso su cinque (19,4% nella storia della Champions League): la forza dei tedeschi, però, riduce ancor maggiormente questa cifra e lascia aperto lo spazio solo a un'impresa perchè tale dovrà essere l'obiettivo di Allegri a metà marzo all'Allianz di Monaco. Fin qui i numeri. Sulla pelle, però, resta l'idea di una lezione di calcio che gela molte delle certezze italiane degli ultimi mesi.

Le immagini più belle di Juventus-Bayern Monaco

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Morata festeggia Sturaro dopo il gol del 2-2.

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Sturaro festeggia il gol del 2-2.

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Dybala e Mandzukic festeggiano l'1-2.

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Dybala festeggia il gol dell'1-2.

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Bayern Munich's Polish forward Robert Lewandowski (R) celebrates next to (from L) Juventus' French defender Patrice Evra, Juventus' Italian midfielder Claudio Marchisio and Juventus' Italian defender Leonardo Bonucci after his team scored a goal during the UEFA Champions League round of 16 first leg football match between Juventus and Bayern Munich at the Juventus Stadium in Turin on February 23, 2016. AFP PHOTO / MARCO BERTORELLO / AFP / MARCO BERTORELLO (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

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Arjen Robben ha segnato il gol del momentaneo 2-0 per il Bayern.

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Arjen Robben e Mario Mandzukic.

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Arjen Robben e Patrice Evrà.

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Tra i tanti soprannomi di Paul Pogba il più utilizzato è sicuramente "Polpo" che da una parte riprende la sonorità del suo nome di battesimo, Paul, mentre dall'altra sottolinea la lunghezza delle sue gambe.

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Mario Mandzukic e Arturo Vidal.

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Le due formazioni all'ingresso in campo.

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Arturo Vidal ha destato polemiche per il post partita della sfida di Champions League tra Juventus e Bayern Monaco. Dopo la partita, per festeggiare il ritorno in quella che è stata la sua città negli ultimi anni, il cileno è uscito dall'hotel dove alloggiavano i bavaresi alle 2.25 di notte per vivere la movida torinese.

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La formazione mandata in campo da Allegri contro il Bayern.

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I tifosi della Juventus contro il Bayern.

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I tifosi bianconeri durante Juventus - Bayern.

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La mascotte della Juventus.

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Un tifoso allo Juventus Stadium.

Allegri come Conte nel 2013

Il vero test era capire se le distanze tra noi e loro si fossero ridotte in tre anni, con in mezzo una finale di Champions e campagne acquisti che hanno reso la Juventus certamente più forte. Il termine di paragone era il doppio ko con cui il Bayern aveva eliminato Conte nella primavera del 2013 giocando al gatto con il topo. Allegri non ha fatto meglio, anche se il risultato finale del primo match è diverso e prolunga fino al ritorno il discorso qualificazione.

L'orgogliosa rimonta del finale non può far dimenticare, infatti, la sofferenza infinita della prima ora di gioco. Troppo più tecnico, organizzato e incisivo il meccanismo disegnato da Guardiola per la Juve, anche con le tante assenze in difesa e con qualche uomo fondamentale non in perfetta condizione atletica. Il divario è stato netto, impressionante e anche raggelante perchè di fronte al Bayern c'era pur sempre la squadra che a giugno ha conteso la coppa al Barcellona.

La scelta di una Juve rinunciataria

Che il disegno tattico della partita fosse "palla ai tedeschi e Juve pronta a far male" era chiaro sin dalla vigilia e non solo per le dichiarazioni di Allegri, che aveva ammesso di non disdegnare un pareggio a reti bianche. Bastava mettere in fila i precedenti europei di Max contro le grandi squadre: Borussia Dortmund, Real Madrid (due volte), Barcellona e Manchester City in questa stagione. Sempre possesso palla inferiore al 50% al contrario di quanto accaduto nelle altre sfide. Quelle contro avversari 'normali'.

Il 77% del Bayern nella prima mezz'ora, però, è un dato che fa male. Troppo rinunciatario e spaventato il 4-4-2 della Juventus per preoccupare i tedeschi e solo quando il risultato ha suggerito di buttare via ogni retropensiero i bianconeri sono stati capaci di valorizzare le proprie armi - velocità e fisicità - mettendo in difficoltà Guardiola. Ma si poteva e doveva farlo prima. Questa volta Allegri non è stato perfetto nella lettura della partita.

Il rimpianto per Siviglia e Borussia

Comunque vada al ritorno, deve essere chiaro che c'è poco di sfortunato nelle vicende europee della Juventus di questa stagione. L'abbinamento con il Bayern si poteva evitare agevolmente consegnando ad Allegri una sfida più morbida e consona al periodo della stagione. Sarebbe bastato non buttarsi via nelle due sfide contro il Borussia Moenchengladbach o nell'ultimo match a Siviglia; gare in cui la Juve ha raccolto la miseria di 2 punti dopo essersi costruita la qualificazione contro il Manchester City.

Non è iella ma demerito essere arrivati secondi nel gruppo. Ed è un demerito aver sottovalutato l'importanza del piazzamento come a tratti è stato fatto tra novembre e dicembre, quando ossessivamente è stato ripetuto che contava passare per raggiungere il primo obiettivo della stagione. Non era vero e una squadra di livello che aspira a stare con continuità nella Top8 europea doveva saperlo. Poi è arrivato il Bayern, la tempesta della prima ora e tre settimane di passione aspettando il miracolo dell'Allianz Arena.

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