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Julie Gayet, chi è l'attrice amante di François Hollande

In Francia Julie Gayet era già argomento d'attualità di questo inizio anno, ma solo tra i cinefili. La commedia fantasy Les Âmes de papier del regista belga Vincent Lannoo è infatti uscita nelle sale francesi il giorno di Natale e lei ne è protagonista. Oggi però parlare di cinema a proposito della bionda attrice quarantunenne sembra un po' demodé. Paparazzata dal magazine Closer, ormai per tutti è semplicemente la compagna segreta del presidente François Hollande, lei che non ha mai amato essere catalogata in un tipo di personaggio o in un genere, tanto da variegare moltissimo la sua filmografia.

A volte bruna sul grande schermo, a volte bionda, un giorno nei panni di una prostituta tossicodipendente in Sélect Hôtel di Laurent Bouhnik (1997), ruolo per cui ha vinto il premio Romy Schneider, ora eroina cieca in Ma Caméra et moi (2002) di Christophe Loizillon.

Figlia di un'antiquaria e di un chirurgo, ha capito sin da piccola la precarietà della vita e della felicità. Suo padre da bambina le chiedeva di fare animazione nelle sale dei suoi pazienti. Ha visto la morte per la prima volta a 7 anni. "Vivi ogni momento come se fosse l'ultimo" ha detto a Le Figaro. "La felicità è uno stato d'animo".

Nata a Suresnes nel 1972, a 8 anni ha studiato canto lirico, prima di orientarsi verso il cinema a 14 anni e poi trasferirsi momentaneamente a Londra a 17 anni per seguire i corsi di Jack Waltzer dell'Actors Studio.

Il suo debutto sul set è stato in un film cult, anche se lei fu sola una comparsa: Tre colori - Film blu di Krzysztof Kieslowski, 1993.

La prima vera parte è quella di una seducente funambola in À la belle étoile di Antoine Desrosières (1993). La regista-fotografa Agnès Varda la scelse poi per incarnare l'ambigua studentessa al servizio del signor Cinema, alias Michel Piccoli, in Cento e una notte (1995). 

Lodata per la sua genuinità, Julie è un'attrice di testa e di talento a cui piace cambiare registro e ritmo da film in film. In Italia la ricordiamo soprattutto per il dramma In mondo quasi sereno di Michel Deville, presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2002, per la commedia Il mio migliore amico di Patrice Leconte (2006) e per la storia romantica Solo un bacio per favore (2007) di Emmanuel Mouret, presentato alle Giornate degli Autori della rassegna lagunare.

Sempre sul fil rouge della sua capacità di passare da un genere all'altro, eccola prima prestar la sua voce nel film d'animazione franco-italiano Nat e il segreto di Eleonora (Kérity, la maison des contes, 2009) di Dominique Monféry, quindi nel thriller Sans laisser de traces di Grégoire Vigneron.

Congiungendo giocosità e sensibilità, più volte si è concessa anche a film d'esordio di giovani registi ed è lei stessa, in prima fila come produttrice, strenuamente dalla parte del cinema indipendente. Rouge International è la casa di produzione che ha creato nel 2007 con Nadia Turincev. "Rosso (traduzione di "rouge", ndr) come la rabbia, ma anche come il Moulin-Rouge o il rossetto. Dopotutto siamo ragazze", ha detto Julie Gayet. Il loro obiettivo è promuovere film impegnati ma divertenti.

La sua prima produzione è stata per il debuttante promettente Xabi Molia per 8 fois debout (2010), commedia romantica sulla precarietà. Nel 2010 Bonsái del cileno Cristián Jiménez - e da lei prodotto - è stato selezionato al Festival di Cannes. Dopo aver visto il film brillante di fine studi del giovane sloveno Olmo Omerzu ha deciso di finanziare il suo primo lungometraggio. Passione e istinto.

Anche nella sua vita privata, prima di Hollande, è entrato il cinema: nel 2003 si è sposata con il regista e sceneggiatore argentino Santiago Amigorena (autore dello script di Ma Caméra et moi), con cui ha avuto due figli. I due divorziarono nel 2006.

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