Il segno del male di James Patterson

Uno si chiede: ma cos’è che ha trasformato un talento narrativo in una straordinaria macchina editoriale , in grado di farsi leggere 260 milioni di volte in tutto il mondo? O, se vogliamo usare le parole dell’Observer: “Vende più di JK Rowling, John Grisham e Dan Brown messi assieme. Ma come fa?”.

Poi apre l’ultimo thriller, Il segno del male (Longanesi) , che in Italia esce il 10 gennaio e che Panorama.it ha avuto la possibilità di leggere in anteprima, e qualche risposta se la inizia a dare. A cominciare dall’incipit. Sentite: “Hannah Willis era una studentessa de secondo anno di giurisprudenza alla Univeristy of Virginia e aveva davanti a sé un futuro brillante e promettente. Peccato che stesse per morire in un bosco oscuro, tetro e spaventoso”.

E allora uno dice: James Patterson (perché è di lui che stiamo parlando) la farà scomparire a breve, in modo trucido o grossolano. Macché. Dopo l’iniziale prologo, la storia si sposta a casa di Alex Cross, vecchia conoscenza degli amanti del giallista, alle prese con la sua festa di compleanno. Toni intimi e colloquiali, torta di compleanno, e come regalo biglietti per una meta da anni sospirata. Una scena da cartolina, la solita retorica calligrafica americana, incrinata dal tempismo di una telefonata che non vorresti mai ricevere: quella in cui il tuo capo ti informa che tua nipote Caroline è stata trovata assassinata.

Shock, sconcerto, sensi di colpa (della ragazza, rimasta orfana da anni, Cross aveva perso le tracce da tempo). Poi il Nostro si mette al lavoro. Setaccia, compulsa, si fa guidare da istinto e intuizione. E intanto il suo demiurgo, Patterson appunto, intreccia una storia a più livelli, dove entrano in gioco la Casa Bianca e i suoi potentati e che –ohibò – sfoga in una storiaccia di escort e misteriose sparizioni di giovani donne.

Basta e avanza per immaginare che anche questo caso si trasformi in un successo editoriale. Ma resta da aggiungere un dettaglio: la scrittura di Patterson. Senza nessuna pretesa seduttiva, senza alcuna velleità letteraria, ha un unico obiettivo: quello di raccontare una storia, anche a costo di apparire naif, purché il lettore resti preso dall’intreccio e alla fine ne esca soddisfatto.

James Patterson, Il segno del male, Longanesi

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