Isis e il fallimento della forza multiculturale

In questo mese di novembre, ho la sensazione di capire e assistere alla vera svolta di questa “ guerra dopo la guerra”, che dura ormai da oltre un anno. Il cielo notturno si stende sopra la torre Eiffelcome il corpo di una giovane donna mediorientale – disegnata dall’Artista Lilliana Comes - fluido e ricco di vita e attraverso una miriade di stelle che brillano fortissimo, s'intravede alle sue spalle il buio più vivo, è questo ciò che ha provato l’altro Islam mentre la città bruciava.

Un vuoto talmente lontano, che fissandolo per un attimo riesci a percepire attorno un’energia inspiegabile, una forza capace di strapparti alla vita.

Gli strateghi ne sono consapevoli e hanno del resto immediatamente concluso, in queste ultime ore tragiche, la necessità di un processo razionale di “culturalizzazione” della guerra contro l'ISIS, ma politicamente è troppo tardi per la comunità internazionale: sul fonte interno, le critiche della stampa si fanno sempre più aspre e aumentano rapidamente i dubbi del popolo europeo, in particolare sulla saggezza della politica estera fino ad ora condotta.

L’analisi interculturale e sociopolitica proposta, oggi, racchiude al suo interno un pensiero, che pagina dopo pagina si costruisce attraverso lo studio di antagonismi coloniali provocati dalle grandi scoperte del passato (dimostrerebbe una rivalità contro la cultura francese) e teorie strategiche, come quella di Mahan sul Sea Power( il termine Medio Oriente è stato coniato da quest’ultimo) o come Antoine Henry Jomini, svizzero, le cui idee viste con il prisma del XX secolo apparvero ridicole, ma che oggi per capire e analizzare tale fenomeno, appaiono lineari, come le due lignes d’operations dimostrate dallo stratega ( linee territoriali e linee di manovra).

Rinunciando a usare tutti i mezzi a loro disposizione per eliminare gli avversari, quello accaduto in poche ore, ricadrà sul dibattito della gestione della crisi siriana. L’occidente ha fino ad ora criticato l’operato di Mosca, che bombarda da tempo l’Isis, sostenendo il regime di Assad, continuando a sostenere che il problema della Siria, e di tutto il Medio Oriente, sia lo stesso leader, come i francesi sembrano essersi dichiarati sconfitti di fronte alla determinazione della "tempesta" del terrore, inteso come mezzo e non come scopo.

Una nuova minaccia arrivata nel cuore della capitale francese #Parigi -  gli attacchi si sono verificati cinque giorni prima la partenza della portaerei Charles de Gaulle per il Golfo persico - che punta a un ambiziosissimo obiettivo; far nascere dalle ceneri dei conflitti mediorientali in atto, non un gruppo terroristico, ma un vero e proprio stato del terrore (definisce se stesso come “stato” e non come “gruppo”), con un suo territorio, una sua economia e un’enorme forza di attrazione per i fondamentalisti di tutto il mondo.

Dimenticate al Quaeda, che aleggiava senza una vera e propria potenza militare, capace solo di colpi isolati e di scarso valore geopolitico non è facile. ISIS (conosciuto anche come Stato Islamico dell’Iraq e della Grande Siria o segretario Generale del califfato islamico), sta mostrando i limiti della potenza occidentale. Ho quasi voglia di dire: il fallimento della forza multiculturale.


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