Irene Fornaciari
Ufficio Stampa/Foto di Angelo Trani
Musica

"Questo Tempo", il nuovo disco di Irene Fornaciari

Le va riconosciuto: Irene Fornaciari è salita sul palco dell’Ariston con un brano coraggioso. Blu, infatti, parla del fenomeno dell’immigrazione che – come spiega – non sono numeri e dati statistici. Parlare di immigrazione significa parlare di uomini e donne costretti a fuggire. È uscito da qualche giorno “Questo Tempo”, il nuovo disco della cantante, figlia di Zucchero. L’abbiamo incontrata…

Sono ormai passati alcuni giorni dalla sua partecipazione al Festival. Come è andata?

Sono molto felice di come è andato questo Festival. Credo sia stato il Festival più sereno che ho vissuto. Ero molto consapevole di quello che stavo vivendo. Poi avevo un pezzo coraggioso e sapevo che avrebbe smosso critiche e spunti. Anche il ripescaggio credo sia stato un segnale importante.

Quindi il significato del brano è arrivato…

La maggior parte dei riscontri che ho derivano dai commenti che mi arrivano sui social. Molte persone hanno scritto che il testo non è per niente retorico, riesce a far crollare quella barriera che c’è dietro al fenomeno immigrazione. Tante volte sembra che si parli di numeri. Sono persone che sono come noi e hanno il diritto di avere una vita. Mi sembra che molte persone l’abbiano concepito in questo modo. Per me è stata una grande responsabilità portare quel brano.

Il suo disco si intitola “Questo Tempo”. È un invito a vivere il presente? Perché questo titolo?

L’ho scelto per diversi motivi. Il primo è che ogni album è come se fosse lo specchio del momento in cui stiamo vivendo. Gli arrangiamenti, i testi, descrivono i tempi che viviamo, i tempi che io vivo. Questo album affronta tematiche che riguardano i giorni nostri. Poi, ho scelto “Questo Tempo” per immortalare quella che sono in questo momento. Sono cresciuta rispetto a qualche anno fa. Le esperienze che ho vissuto in questi anni mi hanno arricchito. Infine, sì, è un’esortazione a vivere il presente. Essendo una tipa un po’ ansiosa non mi sono mai goduta veramente il presente. Ma ho capito che se costruisci bene il presente il futuro è sicuramente più facile da affrontare.

A livello musicale, “Questo Tempo” decreta uno dei suoi primi tentativi di elettronica. Perché questa scelta?

È stato un percorso naturale. Ho ascoltato tanta musica diversa. Ho avuto un’evoluzione in questo senso: ho ascoltato musica più elettronica, ultimamente ascolto tanta Lana Del Rey. È stata un’evoluzione avvenuta in modo completamente naturale, anche grazie al lavoro con il mio produttore Diego Calvetti.

Nel disco ci sono anche alcuni riferimenti alla religione. Qual è il suo rapporto con Dio? Nel brano Un amuleto, ad esempio, si pone grandi questioni…

È una canzone a cui tengo tanto. Il mio rapporto con Dio è per così dire agnostico. Sono in continuo conflitto con me stessa a chiedermi se Dio esiste o no. È per questo che ci sono tante domande nei miei brani. Parlo spesso di inferno e paradiso. Spesso si vedono immagini e cose davvero disumane al mondo e viene il dubbio che dio non possa esistere, ma poi c’è sempre una scintilla di bene che ti spinge nella direzione opposta.

Una curiosità. Uno dei brani più profondi del disco, L’altra faccia della luna, è stato scritto da Niccolò Agliardi. Come è nata questa collaborazione?

Con Niccolò collaboro già da anni. Posso dire che lui è un mio amico, ci conosciamo da tanto. Conosce perfettamente la mia anima, il mio modo di concepire la vita. È riuscito a scrivere questo testo che mi è cucito perfettamente addosso. È una canzone che parla della mia esperienza. C’è stato un periodo della mia vita difficile in cui soffrivo di attacchi di panico in cui non credevo più a niente, poi c’è stato un momento in cui ho detto: “Ora basta, voglio reagire”. È una canzone molto positiva. Ed è dedicata a tutte le persone che hanno passato un momento difficile nella loro vita. Usa un linguaggio semplice ma non retorico.

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