Io..Marylin: come si trasforma una donna in un mito

Uno dei termometri più affidabili per verificare il grado di  interesse e di attrazione nei confronti di un personaggio è la quantità  di inediti pubblicati dopo la sua morte. Prendete Michael Jackson:  da quando è scomparso sono state decine le aste di documenti sbucati  fuori dal cassetto che hanno monopolizzato l’attenzione dei media.

Con Marylin Monroe è accaduta più o meno la stessa cosa . Con una sostanziale differenza. Marylin è scomparsa mezzo secolo fa: il 5 agosto del 1962.

Tra foto inedite e scatti rubati, inevitabile che la caccia  all’ultimo ricordo sconosciuto dell’attrice alla fine risulti un po’  stancante. E purtroppo questo giochino ha finito col contagiare gran  parte della pubblicistica contemporanea, sempre più preda di tesi  complottistiche e dubitabili soffiate investigative.

Per queste ragioni si apprezza di più la nuova biografia che Giuseppe Colangelo e Francesca Porro hanno scritto per i tipi di BookTime. Si intitola Io…Marylin e dà il suo meglio nella messa a fuoco delle infinite influenze che  l’attrice americana ha lasciato nella cultura contemporanea.

Dalla  moda ai fumetti, alla pubblicità, Colangelo e Porro fotografano un mito  partendo da un aspetto pratico e indubitabile: quello, appunto, della  sua capacità di condizionamento dell’opinione pubblica. Niente finali di  spy-thriller di certi saggi, dunque; piuttosto una lucida e documentata  analisi su come l’icona Marylin si sia così pervicacemente  cristallizzata nell’immaginario collettivo contemporaneo.

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