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La rivoluzione non è finita: ora tocca a Rai, pubblico impiego e università

Fa un certo effetto incontrare Graziano Delrio tra i candelabri e gli arazzi del primo piano di Palazzo Chigi. In quelle stanze hanno camminato giuristi, esperti di economia, grandi tessitori istituzionali. Mai un endocrinologo. Che ora, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, deve togliersi una volta per tutte il dolcevita a pelle di lana beige e indossare la grisaglia in stile Gordon (Brown, non Flash). Così lo chiamano, oltre che Mazzarino, Ietro (il suocero di Mosè Renzi), premier ombra, alter ego di Matteo. L’Unione europea ha appena promosso con riserva la crescita prospettata dal governo, Renato Brunetta ha appena inviato a Bruxelles il parere dei tecnici del Senato sulle mancate coperture del bonus di 80 euro, il Codacons ha appena bocciato le previsioni ottimistiche dell’Istat sulla ripresa dei consumi.

C’è chi non si fida, chi pensa che il bonus sparirà.
Il bonus è confermato ora e nei prossimi anni. Il tema vero è riorganizzare la macchina pubblica, spendere meno e produrre di più. Questo processo lo abbiamo studiato in molti settori e le posso garantire che il più difficile viene quest’anno, trovare cioè i soldi in pochi mesi. È come andare in bicicletta, all’inizio si perde l’equilibrio, ma quando si comincia a pedalare è un’altra cosa.

Pina Picierno, candidata del Pd alle europee, ha fatto bene a sventolare lo scontrino della spesa in tv per convincere che con 80 euro un single ci campa due settimane?
Il messaggio non è banale, è da intellettuali commentare che è una banalità. Certo, io che ho nove figli non avrei potuto fare la stessa cosa.

Il bonus non ha effetti selettivi: può accadere che moglie e marito con un reddito entro i 24 mila euro percepiscano due bonus, e che a una famiglia di quattro persone dove c’è solo un reddito di 28 mila euro non arrivi nulla...
È possibile che si ragioni di correzioni nella legge di stabilità per il 2015, per ora cerchiamo di farlo partire questo bonus.

Siete stati troppo veloci?
Renzi ha fatto davvero il cambio di passo nelle decisioni e nel mettere tanti argomenti sulla griglia, ha accelerato i processi decisionali e politici. Io e lui condividiamo la radicalità dell’approccio. Siamo tutti e due veloci, lui mi supera perché è più giovane.

Da sindaco si era detto favorevole all’introduzione del quoziente famigliare, cavallo di battaglia dei centristi. Lo farete?
Il carico fiscale deve essere proporzionato al reddito reale, che in una famiglia numerosa è differente.

Dietro a un rafforzamento dell’equità fiscale ci sarà l’attenzione particolare alle famiglie. Come?
Il quoziente famigliare è uno dei modi, ma ha diverse varianti. È una questione su cui stiamo lavorando e che valuteremo nella delega fiscale, quindi presto. Gli italiani devono aspettare poco per capire se siamo in grado di fare misure di riduzione fiscale, o sono nella legge di stabilità o non ci sono.

Ha rimproverato Renzi per non essere uscito dallo stadio la sera di Napoli-Fiorentina?
No, penso che sia rimasto allo stadio per dare il senso della presenza e non della paura. Negli stadi non succede quasi nulla, il problema è quello che succede fuori.

Da ex calciatore e tifoso (dell’Inter), pensa che l’Italia possa fare a meno del calcio?
L’Italia può fare a meno dei superultrà che ricattano le società. Penso alla trattativa Stato-mafia che abbiamo tanto stigmatizzato. Perché trattiamo?

Perché i nemici sono troppo potenti e abbiamo paura?

In chi gestisce il calcio c’è eccesso di indulgenza.

Siamo allergici alle tasse, dite lei e Renzi. In realtà quel che resta del ceto medio si sente sotto tiro. Sulle pensioni più alte sono ancora in ballo propositi di prelievi?
No.

La tassazione sulle rendite finanziarie colpisce gli investimenti in azioni ed esclude i titoli di Stato. Potreste imporre una tassazione sopra una certa soglia patrimoniale?
No, se vanno a regime le cose che abbiamo messo in campo non ce ne sarà bisogno. Non vogliamo tassare di più e non vogliamo tassare nessun altro. Le bollette della luce sono scese del 2 cento, quelle del gas del 10. Certo, è il frutto di scelte non solo nostre, ma anche del governo precedente. Però da quanto tempo non sentiva dire: si sono abbassate le tasse?

La rimodulazione del canone Rai preannunciata a Repubblica dal sottosegretario Antonio Giacomelli significa che il canone si abbasserà per le famiglie meno abbienti e aumenterà per quelle con più reddito?
L’unico modo per dare il via a quell’operazione è prima fare in modo che tutti paghino. Ne discuteremo tra non molto, stiamo pensando a una lotta più incisiva dell’evasione e l’ipotesi di allegare il canone alla bolletta della luce non è stata per niente accantonata.

Perché non si è pensato di inserire la Rai nel piano di privatizzazioni, visto tra l’altro che è l’unica azienda pubblica sulla cui privatizzazione gli italiani hanno detto sì con un referendum?
Non abbiamo ancora fatto una riflessione sulla Rai, non c’è stato il tempo. Questo è un governo di coalizione anomala, abbiamo chiesto anche alla tv pubblica segnali di sobrietà, ma a me sembra molto lontana l’ipotesi della privatizzazione.

Avete già incontrato Luigi Gubitosi, il direttore generale?
Gli abbiamo parlato. Parliamo con tutti.

Carlo De Benedetti, vostro fan, ha detto che il governo ha sbagliato a non tassare Google, Facebook e Amazon che fanno miliardi di utili in Italia. Perché niente web tax?
Ci sono state valutazioni di opportunità rispetto alle regole europee.

Ma il confronto è ancora aperto, la Francia ha multato Google per elusione fiscale...
Non siamo innamorati di tasse nuove.

Lei aveva parlato di rientro dei capitali, ma non di condono. Pensa davvero che gli evasori riporteranno i soldi dall’estero senza nulla in cambio come uno sconto sulle tasse?
Il governo punta sull’accoppiamento con l’autoriciclaggio: rientro dei capitali e autoriciclaggio come reato, in modo che sia chiaro a tutti che bisogna approfittare di questa finestra sennò si rischia molto. La nostra misura precedente era molto rigida e c’era il rischio di una cattiva compliance da parte delle persone che poi dovevano aderire. Quindi si lavorerà per rendere più elevata questa compliance, meno stringente. Nessun condono mascherato, ma la capacità di poter sanare pagando una certa multa. Entro l’estate dobbiamo concludere e chiudere l’accordo con la Svizzera per una maggiore trasparenza.

Quando inizieranno i trasferimenti dei dipendenti pubblici dai settori in cui sono troppi a quelli in cui sono pochi?
I movimenti devono iniziare con il decreto che faremo per applicare le cose già decise, quindi dalla metà di giugno. Una serie di rigidità fino a oggi ha impedito, per esempio, che un dipendente della provincia andasse a lavorare al Tar. Abbiano simulazioni, ma non gliele do, sono lavori in corso. Comunque, se uno si occupava di commercio in provincia, ora farà lo stesso in regione o nel comune capoluogo.

Province, la accusano di non aver portato i risparmi promessi. In più la Corte dei conti parla di nuovi costi di riorganizzazione.
Abbiamo tolto le competenze quindi non c’è da riorganizzare un bel niente. Sono spariti non solo i politici, ma anche i portaborse e le sovrastrutture varie. Le città metropolitane non avranno compiti ipertrofici, ma di coordinamento. Quindi non vedo dove e perché avremmo costi di riorganizzazione mantenendo la stessa sede e gli stessi edifici. La Corte si è espressa in termini generici.

All’inizio il risparmio è stato quantificato in 2 miliardi, poi in 160 milioni. La Voce.info parla di 35 milioni per il costo del personale politico. Quali sono le vere cifre?
Con la cessazione degli incarichi politici e delle funzioni dei relativi staff risparmiamo 160 milioni l’anno, che nel 2014 saranno la metà. Per l’accorpamento delle funzioni, che inizierà nel 2015, la stima è di 700 milioni.

La Corte dei conti ha detto potenziali...
Sì, ha detto potenziali, non certificati.

Lei è un medico e ha lavorato nel mondo accademico. Pensa che anche le università, oltre agli enti, in Italia siano troppe?
Sotto un certo numero di studenti le università sono inefficienti, i pesi amministrativi diventano preponderanti rispetto alla ricerca e alla didattica. Come gli ospedali, quelle al di sotto di una certa soglia di iscritti non vanno difese per problemi di campanile, ne risente la qualità dell’output. La riorganizzazione va considerata, anche se molto è stato fatto. Penso che sia prioritario evitare la duplicazione dei corsi di laurea. Non si possono avere, per esempio, quattro facoltà di agraria in Emilia-Romagna.

È favorevole all’abolizione del test di ingresso a medicina?
Sì, sono favorevole.

Quindi lo abolirete..
Non decido da solo. Sono più favorevole alle soglie in itinere: se uno non ha fatto tutti gli esami, non si iscrive all’anno successivo. In particolare non ti devi iscrivere al triennio clinico se non hai le carte in regola. Il test non mi ha mai convinto.

Considera giusto l’appello di Micromega contro i servizi sociali a Silvio Berlusconi e a favore della reclusione?
Penso che dobbiamo rispettare le sentenze quando ci piacciono e quando non ci piacciono. È stato deciso così dai giudici, a me va bene così.

Il Movimento 5 stelle cresce nei sondaggi per le prossime europee. Perché non siete riusciti a intercettare i voti grillini?
Non è così, noi e Grillo siamo partiti alla pari, 25 e 25. Ma il nostro profilo è di quelli che costruiscono e Grillo, che poteva rappresentare energia e rinnovamento, è diventato un grande tribunale dell’inquisizione. Io sono molto intristito, questa cosa può pagare in momenti in cui c’è una grande difficoltà sociale, ma poi vince la speranza in un governo che fa, che mette in moto le riforme e che vuole dare protagonismo all’Italia in Europa.

Decreto sul lavoro: l’introduzione di una multa al posto dell’obbligo di assumere è stata una vittoria di Angelino Alfano?
Abbiamo fatto notevoli passi avanti sull’utilizzo dell’apprendistato, è un successo del governo aver sfidato le imprese a usare di più alcuni strumenti a disposizione.

L’alleanza con Ncd è un’alleanza politica destinata a reggere anche dopo le europee?
È un’alleanza dettata dall’emergenza del Paese, e che ha l’orizzonte della legislatura. Se il Pd alle europee andasse al 24, 25 per cento, questa alleanza non sarebbe un buon viatico per un governo che dura a lungo, mettiamola così. Insomma, se il Pd andasse male e Alfano non superasse la soglia, non sarebbe un bene per il governo.

E se andasse male Alfano?
Se noi andassimo molto bene, questo darebbe un segnale di forza all’azione del governo. Angelino Alfano ha fatto una scommessa molto rischiosa separandosi da Berlusconi. Vedremo se il suo coraggio sarà premiato.

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