Insulti su Facebook: si rischia il carcere

È arrivata la sentenza della Cassazione: sulle offese via social network si deve esprimere il Tribunale e non il giudice di pace. Ovvero: chi insulta su Facebook riscia il carcere.

La sentenza è nata, come riporta Rai News, in seguito a una querela del 2010: una donna, separata dal marito, lo aveva accusato di averla insultata sul popolare social network.

Inizialmente il procedimento era seguito da un giudice di pace a Roma. In seguito però alla sua dichiarazione di incompetenza, dato che su Facebook la diffamazione era aggravata "dal mezzo della pubblicità”, la decisione era passata Tribunale. Il difensore dell'ex marito però aveva sollevato il conflitto di competenza: Facebook non doveva essere assimilato a un blog o a un quotidiano. Sul social, secondo il legale, non tutti avevano libero accesso alle cose scritte. Quindi, sempre secondo il difensore, era il giudice di pace a dover seguire la cosa e non il Tribunale.

Per risolvere l'impasse, il collegio aveva trasmesso gli atti alla Corte Suprema per risolvere il conflitto: pochi giorni fa è arrivata la sentenza. 

La Cassazione ha deciso infatti che la diffamazione via Facebook va considerata aggravata dal mezzo della pubblicità e, per questo, potrebbe anche eessere punibile con la reclusione dai 3 ai 6 anni.

Non si conoscono ancora le motivazioni esatte del verdetto, ma una cosa è certa: chi insulta sul social network (e sono in molti) oggi rischia l'accusa di diffamazione aggravata.

Speriamo che questa sentenza funzioni da deterrente alla rabbia che spesso, senza motivo, scatena reazioni violente su qualsiasi social.

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