«L'inflazione è strutturale e sarà un freno alla crescita come l'aumento dei carburanti»

Prosegue l'ondata di rincari dei carburanti con le nuove rilevazioni del Mise che fissano a 1,686 euro al litro il prezzo medio della benzina, e il gasolio che raggiunge quota 1,536 euro/litro. Un allarme che stavolta riguarda anche il metano, i cui prezzi in molti distributori superano la soglia di 2 euro al kg e raggiungono un record storico. Aumenti che pesano e non poco sulle tasche degli italiani.

L'impennata dei prezzi dell'energia preoccupa anche l'Unione Europea che, tramite la Presidente della Commissione UE Ursula von del Leyen, fa sapere che «è un problema serio, i prezzi del gas sono alle stelle». Per questo Bruxelles intende presentare «la prossima settimana una comunicazione nella quale esamineremo l'intera struttura dei prezzi dell'energia». Ma serve di più e più in fretta.

Il Codacons ha sottolineato che oggi la benzina costa il 17% in più da inizio anno, e il 21,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Questo significa che un pieno di verde costa oggi 12,2 euro in più rispetto a inizio anno, e 15 euro di più sul 2020. Il gasolio da gennaio ha subito invece un rincaro del 16,4%. Il tutto si traduce in un rincaro anno per le famiglie di oltre 350 euro.

«Come tutte le commodities anche quelle energetiche stanno subendo una fase rialzista legata all'andamento strutturale della domanda crescente in relazione alla ripresa globale in rapporto all'offerta dice il Presidente di Assopetroli Andrea Rossetti - In tutto questo c'è da osservare che proprio in questi ultimi giorni si assiste a una nuova fiammata sui prezzi che viene messa in relazione al fatto che l'allentamento dell'offerta all'interno del sistema Opec plus era stata ritenuto dal mercato insufficiente ad allentare la tensione sui prezzi. L'aumento della produzione di petrolio da novembre, tra l'altro, è di soli 400 barili al giorno e questo viene ritenuto dal mercato insufficiente a compensare questo squilibrio. Poi ci sono tutte le dinamiche finanziarie che sono preponderanti nel determinare le variazioni del prezzo e in questo contesto assistiamo al ritorno del Brent oltre gli 81 dollari, al massimo negli ultimi 3 anni».

Secondo Rossetti esiste un nesso forte tra quanto sta accadendo sul mercato degli energetici e la fine della crisi derivata dal Covid, ma il problema è più complesso.

«Il rallentamento della crisi pandemica ha favorito la ripresa dell'economia globale. Ad oggi si assiste a una ripresa molto forte della domanda globale. Non solo del gas, con tutti i riverberi sul mercato dell'elettricità, ma anche del mercato petrolifico con le conseguenze inevitabili anche sui prezzi dei carburanti».

E, secondo il Presidente di Assopetroli, «Questo aumento dei prezzi dell'energia rischia, di influire anche sulla durata della ripresa globale. Il rischio inflattivo ormai è percepito da tutti i mercati, dalle realtà monetarie di tutto il mondo. Nella nota di aggiornamento al Def il tema inflattivo se pur non esplicitamente esplicitato viene comunque introiettato nelle previsioni come fattore di indebolimento potenziale della ripresa che riguarda tutto il continente".

Sempre in tema d'inflazione Rossetti aggiunge che «questa preoccupazione nel mondo degli operatori economici è una percezione viva. Ciò rappresenta un rischio concreto nonostante i messaggi della Fed e della Bce che tendono a considerare questa spinta inflattiva legata al caro energia temporanea, transitoria e non in grado di alterare strutturalmente le previsioni. Ciò nonostante io credo che l'andamento delle commodities energetiche sia preoccupante. Questa fiammata vista in un orizzonte di grafici a sei mesi denota dei picchi crescenti che sono molto forti e credo che su questo un allarme e un forte invito alla cautela e alla prevenzione sia più che giustificato.Bisogna poi precisare, rispetto all'inflazione, che ce ne sono di due tipi: quella reale delle banche e quella, invece, percepita. Ed è proprio questa che influenza l'andamento dell'economia. La percezione di un impoverimento del potere d'acquisto che è molto vivido nei consumatori soprattutto mentre si confrontano con la bolletta energetica è un fattore che riduce la propensione al consumo e aumenta la propensione al risparmio. Questo è un elemento che frena la crescita e attutisce la ripresa»

L'attuale congiuntura economica, infatti, ha potenti riflessi sui bilanci delle famiglie. «Sul tema energetico – secondo Rossetti - ci saranno dei rincari molto pesanti».

Da qui l'appello a che il Governo continui ad attuare politiche energetiche lungimiranti: «Per quanto riguarda il tema dell'elettricità e del gas abbiamo assistito a due interventi del governo. Il primo a luglio con un miliardo e quattro circa con una fiscalizzazione degli oneri inerenti ai maggiori prezzi. Un intervento è stato fatto tre giorni fa per altri 3 miliardi. In pochi mesi giorni ha stanziato una cifra consistente pari a 4,4 miliardi per gas e elettricità per sterilizzare gli aumenti dal primo ottobre. Il governo è riuscito a coprire e sterilizzare il qualche modo i consistenti aumenti e lo stesso in qualche modo avverrà per i carburanti. I prezzi sono in fortissima ascesa settimana dopo settimana e giorno dopo giorno».

Per calmierare i prezzi dei carburanti l'operazione è più complessa anche se la richiesta di Assopetroli è chiara: «Sui carburanti è difficile immaginare qualcosa come quello che è stato fatto per l'energia elettrica e il gas cioè un intervento del governo per calmierare questi prezzi. Noi come Assopetroli chiediamo che si intervenga con un abbattimento temporaneo dell'IVA. Il Governo lo ha già fatto per la combustione, cioè per il combustibile usato per il riscaldamento. L'esecutivo ha provveduto all'abbattimento temporaneo dell'Iva del 5% fino a fine anno. Chiediamo, quindi, che questa misura venga estesa al gas per la carburazione. Dopodiché c'è un tema che riguarda tutti gli altri gas maggiormente utilizzati cioè prevalentemente gasolio auto e benzina».

Eppure c'è qualcuno che da questa situazione ne trae vantaggi.

«Da questo punto di vista mentre i consumatori soffrono per il caro energia, mentre la filiera distributiva soffre per il caro prezzi, c'è un attore che beneficia di questa situazione, ovvero il ministero dell'economia e finanze. Dalle elaborazioni più recenti, quelle di agosto, le accise sull'energia hanno portato all'erario un incremento di circa il 27% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dunque si parla di un gettito erariale dal settore energia di più 2 miliardi e 300 milioni circa. Questo avviene perché c'è una ripresa dei consumi. Soprattutto, però, l'effetto prezzo vuol dire che aumenta la base imponibile e l'Iva che si applica percentualmente sui carburanti determina un maggior gettito erariale».

La sterilizzazione dell'Iva potrebbe essere un ottimo antidoto a questa impennata.

«Io credo – conferma Rossetti - che vista la portata eccezionale di questi aumenti bisognerebbe che questo aumento delle entrate erariali venisse in qualche modo sterilizzato. Ci sono diverse possibilità di intervento. Uno è sull'abbassamento temporaneo dell'aliquota Iva, un altro è sull'abbassamento temporaneo dell'accisa mobile. Un'accisa la cui entità viene adeguata per garantire l'invariabilità del gettito ora abbassandola ora alzandola. Nel momento in cui il Presidente del Consiglio dice che è il momento di dare e non di pendere in questo momento l'erario sta facendo entrate straordinarie previste congiunturali e credo che ci siano le basi per favorire un allentamento della pressione fiscale sui consumatori».

Si parla tanto di transizione ecologica, ma anche quella non è priva di costi: «Il tema dei costi della transizione ecologica è molto complesso. I costi della transizione ecologica sono già presenti. Gli automobilisti per esempio non sanno che già oggi per circa 50 euro per ogni 1000 litri di rifornimento pagano un extraprezzo legato al costo del biocarburante che è miscelato nei carburanti fossili in adempimento di una direttiva comunitaria che è per la promozione delle fonti rinnovabili anche nei carburanti funzionale all'abbattimento carbonico quindi la transizione è già in atto e determina maggiori costi. Tanti elementi di sovrapprezzo sono già presenti nel sistema di costruzione delle imposte».

Molti analisti economici considerano la spinta della ripresa zavorrata e non durevole legata all'andamento delle commodities, in particolare quelle energetiche. Sono preoccupazioni reali e fondate.

L'accisa del gasolio, tra l'altro, rischia di essere gradualmente aumentata e portata al livello della benzina. Questo è un altro tassello che via via negli anni peserà non solo sulle tasche di consumatori e imprese. Soprattutto il gasolio, infatti, è il vettore energetico utilizzato dal mondo produttivo. Tutti questi costi poi finiscono per scaricarsi sulle tasche dei consumatori".

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