L'ultima follia della UE: case green (a spese nostre) entro il 2030

Lo chiede l'Europa e questa volta è una richiesta che minaccia di mettere in ginocchio milioni di italiani, proprietari della casa in cui vivono e alle prese già con i sacrifici di una vita per poter estinguere mutui e debiti contratti per garantirsi un tetto sotto cui stare. Una prescrizione figlia degli impegni presi sottoscrivendo l'Agenda 2030 e garantendo il taglio totale delle emissioni inquinanti in Europa entro il 2050. Praticamente domani e con ricadute pesantissime su conti correnti, risparmi e vite della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Quasi nessuno escluso.

E' la direttiva europea sull'efficientamento energetico degli immobili, compresi quelli ad uso residenziale: scrive nuovi vincoli e requisiti su quanto e come potranno consumare le nostre abitazioni e lo fa in maniera orizzontale e 'cieca'. Da qualche anno se ne discute a Bruxelles e ora è arrivato il momento delle conclusioni: entro marzo l'approvazione definitiva da parte della Parlamento europeo e a seguire l'intimazione a tutti gli Stati membri di adeguarsi recependo e traducendo il tutto in leggi, sistemi di controllo e sanzione.

Cosa significa in pratica è presto detto: nell'ultima formulazione, la direttiva prevede l'obbligo entro il 1° gennaio 2030 di portare tutti gli immobili residenziali almeno in classe energetica "E", mettendo fuorilegge quelli delle classi "F" e "G". E nei 36 mesi successivi scendere fino alla classe "D" (nel 2033) per poi arrivare alle zero emissioni entro il 2050. In Italia significa che ad oggi sarebbe non in linea con la nuova prescrizione il 60,4% delle abitazioni (34,5% in classe "G" e 25,9% in classe "F"), una percentuale che sale al 77,6% applicando il livello richiesto per il 2033.

Parliamo di milioni e milioni di case i cui proprietari saranno chiamati a mettere mano al portafogli per costosissime opere di ristrutturazione complessiva: interventi di coibentazione delle facciate, isolamento termico, rifacimento degli infissi, ammodernamento delle caldaie e installazione progressiva di impianti solari per coprire buona parte del fabbisogno energetico. Dal nord della Finlandia fino alla Grecia. Le stesse regole per tutti, senza alcuna differenziazione sui contesti ambientali e climatici e sulla situazione del patrimonio immobiliare. Ignorando, ad esempio, che le esigenze di riscaldamento in Svezia non sono quelle della Sicilia o che i centri storici di città e paesi di Italia e Grecia (ma non solo) presentano difficoltà di intervento a volte insuperabili.

Lo chiede l'Europa, insomma, non facendosi carico di ragionare sugli effetti immediati e a lungo termine di questa intromissione violenta nella vita di tutti noi. Tra le sanzioni previste c'è il divieto di vendere o affittare una casa non certificata secondo i nuovi parametri, ma se anche non fosse scritto nero su bianco è intuitivo che il mercato immobiliare recepirà immediatamente gli obblighi della direttiva 'green' facendo crollare il valore di gran parte degli immobili e bruciando in un attimo i risparmi e gli sforzi di una vita di milioni di persone. Oltre a mettere in difficoltà il sistema bancario che ha concesso mutui a lunghissimo termine stimando il valore dell'immobile preso a garanzia secondo le vecchie regole e che ora rischia di trovarsi con in mano pezzi di carta quasi straccia.

Una deriva integralista miope e anche un po' preoccupante. Una sorta di Grande Fratello: l'Europa che "lo chiede" si autorizza a mettere il naso oltre l'uscio delle abitazioni di tutti noi violando anche l'ultimo baluardo della proprietà privata. Lo ha già fatto con i diesel e mille altre prescrizioni calate sulla testa della gente. Come spesso accade, l'Italia sarà fortemente penalizzata dalle nuove regole, un dettaglio che non pare interessare a nessuno di quelli impegnati nella guerra integralista alle emissioni che sta spazzando via anche una delle ultime certezze della nostra vita.

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