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Il parroco sgozzato a Rouen e i martiri cristiani nel mondo

L'uccisione per mano islamista del parroco aSaint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, nel nord della Francia, è solo l'ultimo caso della lunga scia di violenze che ha subito negli ultimi anni la comunità cristiana nel mondo, secondo una progressione nell'orrore che sembra non conoscere fine.

Cristiani in fuga dall'Iraq, nel mirino di Isis

Isis: il genocidio cristiano e l'ipocrisia americana


L'anno nero dei cristiani è stato il 2015 secondo la World Watch List 2016 pubblicata il 13 gennaio scorso dalla ong internazionale Porte Aperte: lo scorso anno sono stati uccisi 7.100 cristiani, rispetto ai 4.344 del 2014, le chiese attaccate, invece, sono state oltre 2.400, contro le 1.062 dell’anno precedente. Tra il 2014 e il 2015 il numero di cristiani uccisi nel mondo a causa della fede che professano è aumentato quindi del 63% ed è più che raddoppiato il numero di chiese cristiane distrutte.

Numeri che aprono  riflessioni e richiedono risposte culturali, diplomatiche, militari e politiche complesse, mai univoche. Ma attenzione: la difficoltà di professare la  fede cristiana non è dovuta soltanto all'insorgenza del terrorismo islamico o alla radicalizzazione della società musulmane, che pure hanno avuto un peso notevole, specie in Siria o in alcune aree della Nigeria. Persino la vittoria dei nazionalisti indiani ha contribuito a creare un clima dove professare un'altra religione diventa ogni giorno sempre più difficile. O si pensi solo al fatto che è la Corea del Nord il Paese primo classificato nella classifica stilata da Porte Aperte per 14 anni consecutivi. Il mondo, in larghe parti del pianeta, sta diventando ogni giorno sempre più piccolo per i cristiani. 




Le persecuzioni dei cristiani nel mondo

I dati forniti da Porte Aperte (Portes ouvertes) possono essere stimati per difetto. E se tra il primo novembre 2014 e il 31 ottobre 2015 sono stati uccisi nel mondo almeno 7.100 cristiani, “questo dato riguarda unicamente le uccisioni per cui si hanno prove certe, e quindi è una sottostima della realtà”, afferma Michel Varton, direttore di Porte Aperte Francia. Come per il 2014, il Paese in cui è stato registrato il numero più alto di omicidi di cristiani è la Nigeria (4.028), seguita dalla Repubblica Centrafricana (1.269). Mentre il luogo dove sono state distrutte più chiese è la Cina, 1.500 su un totale mondiale per il 2015 di 2.406.


Francia, assalto in chiesa, sgozzato un sacerdote a Rouen - Foto e video

Nonostante questo, il paese dove i cristiani sono maggiormente perseguitati è la Corea del Nord, prima nella classifica stilata da Porte Aperte per ben 14 anni consecutivi. “Qui chi viene scoperto ad essere cristiano è mandato nei cosiddetti campi della morte”, dice Varton. Ma almeno in Corea del Nord la persecuzione dei cristiani è rimasta costante tra il 2014 e il 2015, come anche in altri sei paesi inseriti nell’Indice, che contiene in tutto 50 Stati. In 36 paesi invece la persecuzione è aumentata, mentre è diminuita solo in sette. Gli Stati in cui è stata registrata la crescita più forte sono l’Eritrea, salita in un anno dal nono al terzo posto nell’Indice, il Pakistan – il paese del sanguinoso attentato di ieri a Lahore – passato dall’ottavo al sesto, e il Tagikistan ora al 31/mo posto e che l’anno scorso occupava la 45/ma posizione. Nell’Indice dei 50 paesi con più persecuzioni sono inoltre entrati quest’anno il Bahrein e il Niger.

Nel complesso, nonostante in Medio Oriente l’esodo di cristiani sia gravissimo e non comparabile con quello che si è verificato in altre parti del mondo, l‘Africa resta il continente dove i cristiani rischiano di più la vita. L’estremismo islamico, infine, è rimasto nel 2015 la prima “fonte” delle persecuzioni dei cristiani. “Di anno in anno questa tendenza non fa che rafforzarsi e ad avere ripercussioni in tutto il mondo. L’influenza dell’estremismo islamico ha come effetto una radicalizzazione delle società musulmane e la conseguenza è un crescente rigetto di qualsiasi presenza cristiana”, si legge nel rapporto.

In fuga dall'Isis: profughi interni cristiani

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In fuga dall'Isis: profughi interni cristiani

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Anwar Nassir, musicista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo strumento.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Shony Franso, casalinga di Qaraqosh , con la sua catenina al collo. Le cose più preziose che ha portato con sé sono i suoi gioielli.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Kamil Abdulahad, conciatore in pensione di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: i suoi documenti dell'epoca del servizio militare.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Anas Khaleel, studente e piastrellista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo smartphone Samsung.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Najeeb Mansoor, fabbro di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: i suoi documenti di identità.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Una donna che ha chiesto di non rivelare il suo nome, casalinga vedova di Qaraqosh, dice che la cosa più preziosa che ha portato con sè è il suo rosario.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Jandark Jibrael, sarta di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo rosario d'oro.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Fatin Atheer, 6 anni, studentessa di Qaraqosh, è fuggita senza poter portare niente con sé. Da allora, non ha mai smesso di chiedere di poter riavere il suo piccolo computer portatile, abbandonato nella fuga. Suo padre è da poco riuscito a trovarne uno dello stesso modello in un mercato della città e a comprarglielo.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Nawar Jarjees, falegname di Qaraqosh, ha portato con sé due cose preziose: il suo computer portatile e la sua automobile.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Annosa Ishaac, infermiera di Qaraqosh , mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il passaporto.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Rafo Polis, insegnante in pensione, racconta di non aver portato con sé nient'altro che la sua fede, il suo bene più prezioso.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Heleen Dawood, casalinga di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: la sua bibbia.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Una studentessa di Qaraqosh mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo cellulare.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Khidhir Badry, trattorista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: un'immagina sacra di Gesù e della Vergine.

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