Tecnologia
March 18 2017
Huawei può farci davvero dimenticare tutti quegli smartphone che fino a ieri consideravamo inarrivabili per design, prestazioni (e prezzo)? Il P9 e ancor più il Mate 9 ci hanno detto che sì, la casa cinese ha ben più di un motivo per rivendicare un ruolo da protagonista anche nella fascia alta di mercato (in quella medio-bassa lo è già, e con percentuali bulgare). Il problema è semmai un altro: capire se i nuovi prodotti della corazzata di Shenzhen - primo fra tutti il fresco P10 - saranno in grado di sbaragliare la concorrenza anche sul piano dei numeri. Per carità, 10 milioni di P9 venduti nel 2017 non sono noccioline, ma se si pensa che Apple nello stesso anno ha venduto oltre 210 milioni di iPhone…
Dopo la prova del nove, insomma, serve quella del dieci. Nell’attesa che i dati di vendita ci mostrino con la loro disarmante sincerità se e come le gerarchie possono cambiare, possiamo comunque provare ad analizzare i punti di forza (e di debolezza) di questo nuovo P10, un telefono sul quale Huawei ha investito moltissimo (lo si capisce pure dagli innumerevoli cartelloni pubblicitari disseminati un po' ovunque) ma che di certo non avrà vita facile vista la quantità e le qualità delle alternative sul mercato. Oltre al già citato iPhone (quello attuale e quello che verrà, atteso per il prossimo mese di settembre), c’è anche l'imminente Samsung Galaxy S8, il rinnovato Lg G6 e alcuni prodotti Made in China (su tutti il nuovo OnePlus 3T) dal rapporto qualità prezzo davvero interessante.
Ecco. L’obiettivo di questa prova è soprattutto questo: capire quali sono (se ci sono) i motivi per cui il consumatore mediamente facoltoso (quello che vuole - e può - spendere più di 500 euro per un telefono) debba scegliere un P10 piuttosto che qualsiasi altro top di gamma. Perché, insomma, d'accordo che i telefoni invecchiano in fretta, ma sapere di avere fra le mani un prodotto al passo coi tempi, o addirittura più avanti degli altri, è un aspetto che ha ancora un certo peso nelle dinamiche d'acquisto.
Come si presenta
Dal punto di vista estetico, il nuovo Huawei P10 è un prodotto all'altezza di tutti i vari flaghsip di mercato. Pur senza brillare per originalità - inutile girarci intorno, la linea è un po' scopiazzata da quella dell’iPhone - il nuovo portacolori della società cinese si fa apprezzare per la qualità dei materiali e delle sue finiture. Sono i dettagli, come sempre, a fare la differenza: il sottile profilo in alluminio che corre sopra la cornice o il tasto di accensione con la sua caratteristica "nuance" rossa saranno pure dei piccoli particolari, ma di gran classe.
Mirabile, poi, il lavoro sul dimensionamento: il P10 è quel genere di dispositivo né troppo grande né troppo piccolo (145.3x69.3x7 mm per 145 grammi di peso) che può piacere indistintamente a uomini e donne. L'ammiccamento al gentil sesso si percepisce anche da alcune scelte a livello stilistico: le linee, ad esempio, appaiono più sinuose rispetto al vecchio P9, mentre alcuni colori (ci riferiamo alle nuove tinte Pantone verde Greenery e blu Dazzling) sembrano fatti ad hoc per conquistare quote rosa.
Qualità del design e materiali non bastano però a mettere al riparo il P10 dall'usura del tempo e... delle disgrazie. Intendiamoci, il P10 è un telefono solido e ben costruito, ma è anche abbastanza scivoloso e soprattutto non offre di alcuna protezione nativa contro acqua o schizzi. Huawei ha infatti deciso di riservare il trattamento "splash resitant" al solo modello da 5,5 pollici (Huawei P10 Plus), che però costa decisamente di più (829 euro).
Come si comporta nell'uso di tutti i giorni
Il nuovo P10 di Huawei si dimostra ad ogni modo un telefono affidabile (ma del resto potremmo dire lo stesso anche del più economico P8 Lite 2017). Huawei, ce lo ha dimostrato in questi anni, sa cosa vuol dire creare connessioni stabili e veloci, sa come si costruiscono processori potenti (il nuovo processore Kirin 960 è impeccabile), sa come migliorare l'interfaccia utente (l'ormai celebre EMUI, qui nella versione 5.1, ci ha regalato un Android dal volto umano) e - ora possiamo dirlo - sa come curare tutti quei particolari che influiscono sull'esperienza d'uso.
Citiamo a titolo di esempio il nuovo tasto home , collocato nella parte bassa del display. Si tratta in realtà di un tasto virtuale che funge da lettore di impronte digitali - voto 10 per velocità e precisione nel riconoscimento - ma anche come vero e proprio trackpad per il controllo di tutte le funzioni che di solito vengono affidate ai tre tasti multifunzione di Android: basta toccare in modo più o meno proungato il tasto o fare swipe da destra e da sinistra per tornare indietro o visualizzare le schede aperte. Bisogna farci un po' la mano, ma alla lunga è un'interazione che si fa apprezzare.
Quanto alla batteria, lasciamo per il momento il giudizio in sospeso: l’unità da 3.200 mAh integrata sul telefono sembra infatti risentire in modo anomalo del tipo di rete impiegata. I risultati (soddisfacenti) che abbiamo ottenuto con una scheda Tre (4G) sono decisamente migliori rispetto a quelli registrati con una scheda Vodafone. Il motivo? Forse un diverso sfruttamento delle risorse di rete dovuto a una non perfetta calibrazione del software che gestisce il modem. Conforta, in ogni caso, sapere di avere in dotazione un caricatore rapido che permette di recuperare il 50% di energia in meno di mezz'ora.
Come vengono le foto (e i video)
Huawei, come del resto quasi tutti i produttori di prima fascia, ha compreso già da qualche tempo che la fotocamera è ormai il prezzo pregiato della dotazione di un telefono. La collaborazione con Leica rappresenta in questo senso una bella referenza sul curriculum, ma alla fine quel che conta è il risultato. E quindi, per non girarci troppo intorno, come vengono le foto scattate con il P10? Le immagini, come sempre, parlano più di tante parole.
Il risultato è di buon livello, in tutte le condizioni di luce. La scelta di utilizzare un doppio obiettivo posteriore - uno basato su sensore monocromatico da 20 megapixel e l’altro a colori da 12 megapixel - paga. Perché consente di migliorare il livello di dettaglio (un sensore monocromatico si concentra solo sulla quantità di luce in arrivo senza preoccuparsi del colore) nonché il livello di luminosità. Qualche scatto in bianco e nero in condizione di scarsa o scarsissima luminosità ci consente di apprezzare maggiormente questo aspetto.
Il risultato, come si può vedere, è superiore alla media per nitidezza, luminosità, contrasto. Anche il confronto fra due scatti ravvicinati - uno a colori, l'altro in bianco e nero - sembra confermare l'impressione.
Tante (forse troppe) le opzioni che possono essere utilizzate per migliorare gli scatti o comunque per enfatizzare certe intenzioni "creative". Oltre ai vari preset che abbiamo imparato a conoscere in questi anni (HDR, time-lapse, rallentatore, panorama, notturno) possiamo scegliere la tonalità dei colori (standard, nitidi o delicati), raddrizzare la foto (utile quando c'è da spedire un documento al volo al commercialista) o costruire un light-painting sfruttando le scie lasciate delle luci delle macchine in uno scatto notturno con tempi di esposizione molto lunghi.
Huawei, Apple, Samsung, Lg, OnePlus: quale smartphone fa le foto migliori?
C'è, fra le altre, anche una funzione denominata Ritratto che dovrebbe migliorare la qualità degli scatti ravvicinati sui soggetti grazie a un potente software di riconoscimento facciale che lavora (in 3D) analizzando 190 punti chiave all'interno del viso. Il miglioramento, come si può vedere, si nota soprattutto a livello di luminosità e colore: la distribuzione della luce sul volto appare più morbida e uniforme.
Nell'esemplare che abbiamo utilizzato nel test (che è ancora di pre-produzione) lo stacco sul piano focale - il cosiddetto bokeh - ci è apparso invece poco incisivo. Per cercare in qualche modo di sfocare il contesto rispetto al soggetto in primo piano ci siamo perciò avvalsi di un'altra funzione denominata Apertura Ampia, peraltro già presente sul P9, con risultati però tutt'altro che entusiamanti. L'elaborazione effettuata da Huawei prova a scontornare il soggetto in primo piano rispetto al resto della scena ma finisce per essere spesso ingannato. Lo si capisce da questa foto nella quale un piccolo pezzo della scena in background (quella circoscritta dal braccio sinistro del soggetto) viene completamente ignorato dall'elaborazione (che probabilmente lo valuta in primo piano).
Chiudiamo l'analisi del comparto con una nota sulle prestazioni video. La fotocamera del P10 è in grado di filmare fino a una risoluzione massima di 4K (2160p) a 30 fps o - in alternativa - in un più gestibile Full HD a 60 fps. Nell'uso pratico ci è piaciuto soprattutto l'autofocus (davvero reattivo anche nei cambi rapidi di inquadratura), un po' meno la stabilizzazione. Quanto alla luminosità lasciamo giudicare voi stessi da questa breve clip girata in un night-club (piuttosto buio) di Madrid.
Conclusioni
La serie P di Huawei si è fatta importante - nel design, nelle prestazioni, e ovviamente anche nel prezzo (679 euro) - ma per rivoluzionare le gerarchie nella parte alta del mercato manca ancora qualcosa. Se si esclude l'ottima fotocamera (davvero sublimi gli scatti in bianco e nero) e il velocissimo lettore di impronte digitali, si fa un po' fatica a trovare l'arma in più che può consentire a questo P10 di buttare giù dalla torre i vari totem dell'aristocrazia cellulare. Sotto questo profilo, la versione XL del telefono (Huawei P10 Plus), che però costa 150 euro in più, ha sicuramente una marcia in più. O, meglio, ha un display più grande (e definito), una batteria più capiente, un trattamento impermeabilizzante e un'ottica Summilux di livello superiore.
Il prezzo al pubblico (e le sue possibili oscillazioni) potrebbero comunque giocare un ruolo decisivo: per quanto salato, infatti, il cartellino del P10 è comunque di oltre 100 euro inferiore rispetto a quello dell'iPhone 7 e una cinquantina di euro in meno rispetto al Galaxy S7. Dovesse arrivare qualche spinta promozionale (dalla grande distibuzione o dagli operatori) il discorso si farebbe ancora più interessante.