Hi-tech più social: così la vita diventa sport

L’idea di base è questa: «Fino a poco tempo fa esisteva una cesura netta tra lo sport e la vita quotidiana. Correre, sudare, allenarsi, erano attività di un momento preciso della giornata, confinate a un luogo fisico – la palestra, il campo – e a porzioni temporali ben definite. Oggi non è più così: ogni movimento che facciamo può essere digitalmente misurato e, con strumenti social, condiviso con gli altri». A parlare è Antonio Gnocchini, direttore marketing di Nike Italy, che a Panorama.it illustra così la filosofia e l’obiettivo dell’azienda americana: trasformare la vita quotidiana in uno sport. Dare a tutti la possibilità di sapere quanto movimento è stato fatto nell’arco delle 24 ore, paragonando i nostri sforzi con quelli dei nostri amici, trovando in loro la spinta a fare sempre meglio, ponendoci obiettivi più ambiziosi e, ovvio, tenendo traccia di auspicabili progressi o malaugurati passi indietro.
Certo, si tratta di un approccio legato alla visione di un brand e che vive per mezzo delle sue proposte commerciali, ma diventa un’occasione per leggere quanta tecnologia c’è dentro e quanto ciò oggi sia concepibile, e funzionale, grazie a un cambio nel costume e alla forte contaminazione degli strumenti hi-tech e social nel nostro agire quotidiano. Per dire, usiamo con disinvoltura i sensori che sono di serie nelle scarpe, carichiamo su internet i dati delle nostre sessioni di corsa o sul parquet di un campo di basket, ci rivolgiamo a uno smartphone o a una console di un videogioco per avere consigli su quali esercizi è meglio svolgere e per sapere in tempo reale se li stiamo eseguendo bene oppure no. «Se vogliamo» chiosa Gnocchini «Nike ha fortemente spinto queste innovazioni, ben oltre il recinto dell’azienda, coinvolgendo tutta l’industria. Che si è messa a guardare con curiosità prima, con interesse poi, a ciò che elettronica e informatica avevano da proporre».
Nike, nel frattempo, resta fedele ad alcuni assiomi. Il primo: se hai un corpo, allora sei un atleta. Il secondo: per migliorare una performance, bisogna innanzitutto misurarla. Da qui l’idea di creare una piattaforma integrata che parta dalle scarpe o da braccialetti come FuelBand che rilevano ogni singolo sforzo (per capirci, anche se stiamo salendo le scale o facendo una passeggiata) e sfoci in una community on line con sei milioni di frequentatori in tutto il mondo. «D’altronde una necessità forte degli utenti» spiega il direttore marketing «è quella di fare sharing, di condividere. E non solo pensieri ed emozioni, ma anche i propri movimenti, gli obiettivi che ci si pone. Ecco, noi cerchiamo di aiutarli in questo senso».

Proponendo anche delle sfide con dei professionisti: l’azienda americana, infatti, ha appena lanciato la campagna «Game on, world», che inviterà tutti gli atleti a battere i loro record personali, coinvolgendo campioni del calibro di LeBron James. «Tutto questo tramite meccanismi on line: perché non basterà il gesto fisico, bisognerà naturalmente caricarlo sulla piattaforma. Sia che si tratti di correre più veloce di sempre, di schiacciare più in alto possibile, di eseguire esercizi con grande efficacia». Insomma, una volta vinta la sfida con noi stessi, potremo pavoneggiarci con i nostri contatti sui social network e persino con perfetti sconosciuti che vivono dall’altra parte del mondo. Ben altra soddisfazione, rispetto a qualche risicata spacconeria da spogliatoio.  

Twitter: @marmorello

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