Ucraina, quanto costerà la guerra agli italiani

«Ci saranno dei costi da pagare, non è solo l'energia, ma anche il grano». La guerra in Ucraina peserà sui portafogli degli italiani: a lanciare l’allarme, nel suo intervento in Senato dopo le comunicazioni del premier Mario Draghi sulle misure adottate dal governo a seguito dell’invasione russa, è stata Emma Bonino. «Spero che ripeteremo a ogni dibattito: cari italiani, ci saranno dei costi da pagare. Meglio preparare la nostra opinione pubblica: arriveranno gli ucraini, non ci facciamo illusioni» ha sottolineato la senatrice di +Europa.

I costi principali saranno ovviamente quelli relativi all’energia: è improbabile che il prezzo del gas possa scendere mentre ancora sono in corso le ostilità. Tra le misure da mettere in campo per fronteggiare la crisi energetica, oltre alla possibilità di riaprire temporaneamente le centrali a carbone o a olio combustibile, il presidente del Consiglio Draghi ha citato anche il possibile raddoppio della capacità del gasdotto Tap, dagli attuali 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno a 20.

La sigla sta per Trans Adriatic Pipeline e indica l’infrastruttura che permette all'Europa di importare il gas naturale estratto in Azerbaijan: il gasdotto è lungo 878 km e attraversa il nord della Grecia, l'Albania e il mare Adriatico prima di approdare sulle coste pugliesi.

I prezzi elevatissimi dell’energia non pesano solo sulle bollette, ma anche sul carrello della spesa: il rincaro dei beni energetici si trasferisce sulla filiera agroalimentare. In più, il fatto che nel conflitto siano coinvolte Russia e Ucraina, che insieme rappresentano un terzo del commercio mondiale di grano, ha fatto balzare i prezzi della materia prima e di conseguenza di prodotti come pasta e pane.

Già a gennaio spaghetti e penne, secondo Assoutenti, avevano registrato un più 12,5%, ma il prezzo potrebbe arrivare a salire del 30% rispetto allo scorso anno. Il prezzo del pane, cresciuto del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%. Anche tenendo conto del costo di energia e gas alle stelle e dell'inflazione che tende a stabilizzarsi sugli alti livelli di adesso, gli analisti ritengono che l'aumento di due beni di consumo primari per gli italiani come pane e pasta possa arrivare a un più 50%. Il Cai (Consorzi Agrari d'Italia) ha fatto sapere che le quotazioni di grano tenero sono «a livelli mai visti prima d'ora e le prime conseguenze potrebbero ricadere presto su consumatori e agricoltori».

Per Federalimentari il costo della pasta potrebbe superare il 10%, percentuale che si aggiunge all'aumento del 10% avvenuto alla fine dello scorso anno. Secondo Coldiretti le quotazioni del grano sono balzate del 5,7% nella sola giornata del 24 febbraio, subito dopo l'attacco della Russia all'Ucraina, raggiungendo il valore massimo da nove anni a 9.34 dollari a bushel. Per Assopanificatori-Fiesa Confesercenti il prezzo del pane potrebbe aumentare del 10% a causa del conflitto, ma la stima di incremento, che va ad aggiungersi al 10-15% in più del 2020, è soggetta a diverse variabili, tra cui l'aumento dell'energia e del gas che impatta sul funzionamento di macchine e forni.

Coldiretti ha segnalato che il prezzo del pane fresco in media è già aumentato a gennaio del 3,8% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Dall'Ucraina, sottolinea l’associazione, arriva in Italia grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell'import totale nazionale e un quantitativo di 107.000 tonnellate nei primi 10 mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44.000 tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36.000 tonnellate).

L'Italia è costretta a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, e molte industrie hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera.

Ma non è tutto: la guerra in Ucraina può avere pesanti ripercussioni anche sull’export di prodotti agroalimentari italiani. Secondo Coldiretti, la perdita potenziale è di circa un miliardo di euro, cioè il valore delle vendite di pasta, vino, spumante e altri prodotti del made in Italy alimentare in Russia (670 milioni di euro) e Ucraina (350 milioni). Il mercato russo subisce già da sette anni gli effetti dell’embargo deciso da Vladimir Putin, in risposta alle sanzioni imposte da Ue, Usa e altri Paesi a seguito dell’annessione della Crimea. Un blocco che riguarda frutta, verdura, formaggi, carni e pesce e che è già costato alle esportazioni agroalimentari italiane 1,5 miliardi di euro negli ultimi sette anni e mezzo, aggravando ulteriormente il fenomeno dei prodotti «italian sounding».

Molti di questi prodotti, dai nomi che ricordano quelli delle specialità italiane, vengono realizzati in Bielorussia e il pacchetto di sanzioni annunciato dalla Commissione Ue nei confronti del Paese rischia di moltiplicarne la produzione. La decisione, ha spiegato Coldiretti, «mette a rischio le esportazioni di cibo e vino italiani in Bielorussia, che nel 2021 hanno raggiunto un valore complessivo di 36 milioni di euro, con un aumento del 20% rispetto allo scorso anno».

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