La Grecia al collasso studia il piano D: default

“La situazione è ai limiti della disperazione”. Con queste parole, parlando a Panorama, un alto funzionario della Commissione europea definisce l’attuale momento che sta vivendo la Grecia. La rottura fra il governo guidato da Alexis Tsipras e i creditori internazionali, ovvero il Brussels Group (l’ex troika), è quasi definitiva. “C’è solo un punto fermo: non ci sono punti fermi”, dice il funzionario europeo, non nascondendo una frustrazione che aumenta sempre più. Ma la tegola peggiore, tanto per il futuro della Grecia quanto per quello dell’eurozona, potrebbe arrivare dal ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che stasera vedrà il massimo esperto mondiale di ristrutturazione dei debiti sovrani, Lee Buchheit, avvocato d’affari dello studio Cleary Gottlieb. L’obiettivo è quello di pianificare un vero e proprio Piano D, dove la D è quella di default

L’incontro cruciale

Secondo fonti legali vicine all’avvocato d’affari, l’appuntamento è stato richiesto dal titolare del Tesoro ellenico, circa due settimane fa. I motivi non sono difficili da immaginare. Essendo Buchheit la persona più titolata al mondo nelle controversie legali concernenti le ristrutturazioni dei debiti sovrani, Varoufakis avrebbe l’intenzione di chiedere lumi su cosa fare nel caso la Grecia dovesse finire la liquidità di cassa. "Incontrare Buchheit in questo momento, e renderlo noto alla stampa, non è un segnale di distensione, anzi”, fa notare il funzionario della Commissione Ue che auspica altre vie rispetto a quella estrema della ristrutturazione del debito pubblico greco. Una su tutte, il rispetto degli impegni assunti nel secondo programma di salvataggio, varato nel 2012 ed esteso nello scorso febbraio per quattro mesi. Traduzione: invece che pensare a una soluzione radicale come quella di colpire i detentori dei bond greci (per più del 70% i partner internazionali che rientrano nel Brussels Group, secondo i dati Bloomberg), conviene adottare quelle riforme strutturali che sono state promesse per lungo tempo e mai introdotte nel Paese.

La situazione è ai limiti della disperazione

La strada intrapresa

Nonostante i moniti, informali e non, di Commissione Ue, Bce e Fmi, il percorso che sembra aver intrapreso la Grecia porta dritto agli scenari più estremi. Il primo potrebbe verificarsi in meno di un mese. Il prossimo 12 maggio, infatti, Atene dovrà rimborsare all’istituzione guidata da Christine Lagarde una delle tranche dei prestiti erogati negli scorsi anni. Per la precisione, il Tesoro ellenico dovrà ripagare circa 765 milioni di euro. E se vi erano state già diverse difficoltà nel rimborso di 450 milioni di euro nemmeno due settimane fa, è facile immaginare quanto possa essere complicato trovare 765 milioni. Più tempo passa, più i conti pubblici greci entrano in sofferenza, per colpa del mancato pagamento delle imposte, che genera meno entrate. E più vanno sotto pressione i conti pubblici, più la Grecia patisce sul mercato obbligazionario, più aumenta lo stress del sistema bancario, che è ai massimi livelli di autarchia della sua storia. 

La via del default

Il quadro potrebbe peggiorare nel caso Atene decidesse di non ripagare, con cognizione di causa o no, i prestiti al Fmi. Se così fosse, dopo un periodo di grazia della durata di 30 giorni, il Paese sarebbe considerato insolvente. In altre parole, fallito. Ed è qui che potrebbe entrare in gioco l’esperienza di Buchheit. L’avvocato di Cleary Gottlieb è noto nel mondo finanziario per aver seguito da vicino diversi default sovrani, oltre a quello messicano negli anni Settanta del secolo scorso e a quello dell’Islanda pochi anni fa, anche quello, parziale, della Grecia del marzo 2012.

La sua presenza, in un periodo così delicato come quello che sta vivendo la Grecia, non è un caso. È lui che conosce tutti i cavilli legali necessari per ristrutturare il debito ellenico. E dire che uno dei sogni dell’avvocato 65enne di Cleary Gottlieb è quello di finalmente andare in pensione nella fattoria del 18esimo secolo che possiede. “Voleva andarci già quattro anni fa, ma poi la sua dedizione al lavoro è tale che ha cambiato idea. Si sente ancora un ragazzino”, dice chi lo conosce bene. Ora invece è pronto a tornare in campo.

Incontrare Buchheit in questo momento, e renderlo noto alla stampa, non è un segnale di distensione

Le chanche del fallimento

Quali sono le possibilità che la Grecia vada verso un altro fallimento? Non poche, a onor del vero. Nei giorni scorsi Tsipras e Varoufakis hanno sondato il terreno con la Lagarde per capire se era possibile ritardare i rimborsi previsti. La situazione della cassa del Paese, sebbene non nota, non è buona. Secca la risposta del direttore generale del Fmi che, durante il meeting primaverile in corso a Washington, non ha usato mezzi termini: “Non è mai successo che un’economia avanzata non abbia onorato le proprie obbligazioni con il Fondo. È fuori discussione”. Delle due l’una, quindi: o Atene paga o deve dichiarare default. E se anche riuscisse a passare lo scoglio del 12 maggio, a giugno ci sarebbero da ripagare altri prestiti per un controvalore di 1,568 miliardi di euro. L’impressione è che il lavoro di Buchheit sia solo iniziato. 

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