Grace di Monaco, prossimamente per i Bellissimi di Rete 4

Si è visto stamane a Cannes, a pochi chilometri dal Principato, Grace di Monaco, il film fischiato, bistrattato, preventivamente criticato da eredi che non si mettono in testa di essere più trash dei loro cloni sullo schermo (povera Carolina, ritratta bambina cicciona sempre attaccata al carrello dei dolci), nelle sale italiane esce domani.

La tenerezza sta nel veder messa per immagini l’idea che hanno questi produttori di diciotto paesi diversi (i principali erano gli americani Weinstein, che poi si son tolti, ora han deciso di distribuirlo in patria, ma non parteciperanno alla première ufficiale di stasera), dicevo l’idea che hanno di nobiltà, ovvero staterelli che non sono neanche un puntino sulla mappa che diventano però epicentro della politica internazionale manco fossero Israele, e poi l’aristocrazia della East Coast di cui Grace Kelly era emissaria, semplici arricchiti, ma sai l’effetto che faceva, nei teatri di posa di Hollywood.

Nicole Kidman, de-botoxata e tornata sullo schermo la figa che era, fa quel che può per tenere in piedi la baracca, in cui spiccano Tim Roth as Ranieri che dice «Get Fanfani on the line!», altro che Sorrentino, e Paz Vega che fa la Callas, da rimpiangere Zeffirelli e i suoi flou effetto-calza.

Mi sono messo dietro le transenne quando Nicole e Thierry Frémaux, direttore assai colto del Festival che ha scelto questo film come apertura per motivi ignoti (a parte il chilometrozero che intercorre tra la Croisette e Montecarlo: deve averlo consigliato Oscar Farinetti), hanno percorso i duecento metri che separano la terrazza del photocall dalla sala della conferenza stampa. Coi giornalisti è andata meglio del previsto.

Poi sono usciti, sono andati dritti verso un ascensore. Mi sono chiesto chi avrebbe cominciato a sferrare calci alla Solange Knowles: nessuno dei due un anno fa, quando lei era giurata, poteva pensare di ritrovarsi qui a promuovere una puntata del Segreto. Ma le porte si sono chiuse. Come dice il tristissimo imitatore di Hitchcock che si vede nel film, «Questo è il momento in cui io direi: cut!».

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