Governo Monti, poca innovazione

La fiammella di speranza nel futuro, nelle energie indipendenti (in qualunque schieramento politico), nella meritocrazia e nel dinamismo è stata soffocata tenacemente e ferocemente. Non basta più fermare il declino, cosa fatta in parte dal governo di Mario Monti calmierando lo spread, grazie anche al supporto di uno degli italiani più rispettati al mondo, Mario Draghi.

A chi chiede più spesa pubblica è bene ricordare che prima si deve convincere chi ci presta soldi e che le conseguenze di un default sarebbero la caduta in un medioevo economico. L’austerità fatta di aumenti di tasse è recessiva, ma la spesa improduttiva lo è ancora di più. A chi chiede che la Bce stampi moneta è bene ricordare che essa è stata creata per frenare questa tentazione (e le sue conseguenze negative) e che la liquidità fornita dalla Bce nei mesi passati ha dato solo risultati temporanei, data la mancanza di riforme strutturali.

A chi chiede gli eurobond è bene ricordare che nel consiglio europeo di giugno vi era una proposta sugli eurobond e che l’Italia con forza ha scelto di non discuterla, di non proporne un’alternativa e di pretendere interventi di liquidità temporanei ma non risolutivi. I bilanci di un governo sul quale vi erano tante aspettative sono difficili, ma una cosa colpisce: le feroci critiche sul bersaglio più facile, Elsa Fornero, una donna che con coraggio ha affrontato due riforme importanti e difficili. L’inefficacia delle riforme del lavoro e delle pensioni dipende soprattutto dalla mancata attivazione di politiche industriali, di innovazione e ricerca che consentissero la creazione di lavoro per giovani ed esodati. E mentre l’Europa e la Germania valorizzano le competenze di giovani e donne, in Italia ci si avviluppa ancora su posizioni maschiliste, arretrate e di portata locale.

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