Gli occhi e la porta: perché desiderandoci non ci parliamo

C’è una figura letteraria della relazione erotica particolarmente difficile da rappresentare sulla pagina, e ancora di più da spiegare in sede di critica o di recensione. Si tratta di quel rapporto tra due persone che, pur abitando lo stesso libro, ed essendo invisibilmente unite o dal sentimento dell’io narrante, cioè dalla sua curiosità, o dall’onniscienza di un narratore che ne legge i pensieri, non si parlano e non si toccano.

Ovviamente, in questa specie di teatralizzata indifferenza c’è qualcosa di speciale, altrimenti sarebbero come tutti gli altri personaggi.

Ma nell'economia del libro a loro succede questo: che dopo un rapido incontro, generalmente dove è uno non è l’altro. Eppure, da quel momento in poi ogni istante, ogni cosa che vedono, ogni conversazione che intrattengono (per intrattenerci) ha un altro significato: è come se il ventaglio che prima era contratto si fosse dispiegato rivelando un disegno nuovo. Spesso si incrociano, camminando: c’è uno sguardo, il primo, che quasi mai vuol dire qualcosa di più di quello che dicono gli sguardi umani; eppure è tutto già successo.

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