Giovani: ansia e depressione in crescita

Ansia e depressione colpiscono sempre più i giovani e i giovanissimi: il 50% dei casi si manifesta tra i 15 ed i 19 anni, e si stima che in modo più o meno grave ne sia colpito il 20 per cento degli studenti di scuola superiore. Nei casi più complessi, poi, l’ansia può diventare una delle cause scatenanti di scarsa frequenza scolastica, quando non di abbandono.

Ad arrivare a questa conclusione sono stati i ricercatori della Exeter Medical School in uno studio pubblicato su Child and Adolescent Mental Health. Di 4.930 studi di settore (condotti in Nord America, Europa e Asia), solo 11 hanno soddisfatto i criteri che hanno consentito di includerli nell'analisi. Il team ha classificato la frequenza scolastica sotto diverse categorie: le assenze totali, quelle mediche, quelle ingiustificate, il rifiuto della scuola (dove il bambino fatica a frequentarla a causa di disagio emotivo). I risultati di otto studi, spiegano i ricercatori, hanno suggerito una 'sorprendente' associazione tra assenze e ansia, nonché il legame atteso tra ansia e rifiuto della scuola. "Il personale scolastico e gli operatori sanitari dovrebbero prestare attenzione alla possibilità che l'ansia possa essere alla base della scarsa frequenza scolastica" e che può "causare anche molti sintomi fisici diversi, come mal di pancia e mal di testa", spiega Tamsin Ford, uno dei docenti coinvolti nella ricerca. Secondo lui, infatti, l'ansia è "altamente curabile" e ci sono "trattamenti efficaci”.

“Su Internet si sprecano i consigli dati agli studenti su come sconfiggere ansia e depressione - commenta Massimo De Donno, uno dei maggiori esperti in Italia di tecniche di apprendimento strategico, già co-autore del best seller ‘Genio in 21 Giorni’ e fondatore della rete di imprese internazionale Genio Net - Queste sono tematiche di pertinenza della medicina e della psicologia, quindi chi pensa di soffrire di questo tipo di patologie dovrebbe ricercare un aiuto (da) professionale. Diverso è il caso di chi vive uno stato di ansia e scarsa motivazione sentendo che le proprie capacità sono di gran lunga inferiori rispetto alla difficoltà del programma di studio che deve affrontare. O, ancora, quando ci si sente terrorizzati all’idea di doversi giocare settimane di studio e preparazione in una prova che potrebbe andare male”.

“In entrambi i casi - sostiene la prof. Emilia Costa, già docente di Psichiatria presso l’università La Sapienza di Roma - la soluzione al problema è potenziare le proprie capacità di studio: imparare a imparare è davvero la chiave per risolvere alla radice ciò che, se non affrontato correttamente, può portare poi a conseguenze anche gravi quali, appunto ansia o depressione, abbandono dello studio e, talvolta, utilizzo di sostanze”.

“Per risolvere il problema alla radice - conclude De Donno - la soluzione che si sta dimostrando più efficace è aiutare gli studenti a crearsi il proprio personalissimo metodo di studio, partendo dall’analisi dello stile di apprendimento di ciascuno e degli obiettivi che di volta in volta si pone.”

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