Giorgione e le stagioni del sentimento in mostra a Roma

Roma, Museo di Palazzo Venezia
Giorgio da Castelfranco detto Giorgione, Due amici, 1502 c. - Olio su tela, cm 77 x 66,5
Madrid, Museo del Prado Foto 14
Domenico Tintoretto, Ritratto di donna che mostra il petto, Nono decennio del XVI secolo - Olio su tela, cm 61 x 55,6
Pisa, Museo Nazionale di Palazzo Reale
Agnolo di Cosimo di Mariano, detto Bronzino (e bottega?), Eleonora di Toledo con il figlio Francesco, 1549 c. Olio su tavola, 116 x 95 cm
Madrid, Museo del Prado
Domenico Tintoretto (?), Ritratto di donna che apre la veste Inizi del nono decennio del XVI secolo Olio su tela, cm 51 x 65
Calvagese della Riviera (BS), Fondazione Luciano Sorlini
Andrea Michieli, detto Vicentino, Processione in piazza San Marco con il corteo della dogaressa Morosini Grimani, Post 1597 - Olio su tela, cm 117 x 325
Dallas, The Dallas Museum of Art
Alessandro Allori, Bianca Cappello con il figlio Antonio Post 1582 – ante 1587 - Olio su tela, cm 128, 4 x 100, 5
Madrid, Museo Nacional del Prado
Tiziano Vecellio, L’Imperatrice Isabella di Portogallo Olio su tela, cm 117 x 98 - 1548
Genova, Galleria di Palazzo Rosso
Paris Bordon, Ritratto d’uomo con lettera Olio su tela, cm 110 x 83 - 1548-1552 c.
Bergamo, collezione privata
Bernardino Licinio, Ritratto di donna che scopre il seno, 1536 - Olio su tela, cm 83 x 69
Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medioevale e Moderna
Giorgio da Castelfranco, detto Giorgione, Leda e il cigno, 1499-1500 - Tavola, 12 x 19 cm
Roma, Galleria Spada
Tiziano Vecellio, Ritratto di musicista Olio su tela, cm 99 x 81,8 - 1513-14 c.

Dislocata in due sedi, Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo, "Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma" è una mostra costruita intorno ad un capolavoro di Giorgione, "I due amici", un doppio ritratto ormai da tempo considerato da gran parte della critica come uno dei capisaldi del maestro di Castelfranco - anche se ancora poco noto rispetto alla sua straordinaria rilevanza - punto di svolta epocale nella ritrattistica italiana del primo Cinquecento.

Il doppio ritratto di Giorgione è conservato nelle collezioni di Palazzo Venezia, ma è attestato a Roma fin dall’inizio del Seicento, a testimonianza dei fili storici che legano la figura di Giorgione a Roma, nel quadro di una rete, ben più ampia, dei rapporti intercorsi tra Venezia e la Città eterna, che ebbero il loro palcoscenico privilegiato proprio nel Palazzo di Venezia.

La mostra è curata da Enrico Maria Dal Pozzolo, fra i massimi specialisti di pittura veneta fra l’età rinascimentale e barocca, con la collaborazione di un prestigioso comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli

Le date

La mostra si svolgerà dal 24 giugno al 17 settembre 2017

Dove

L'esposizione è allestita in due sedi, a Palazzo Venezia (Piazza Venezia)e a Castel Sant’Angelo (Lungotevere Castello, 50). È possibile acquistare un bigliettounico, valido per 3 giorni, che consente un ingresso a Palazzo Venezia e uno a Castel Sant’Angelo con la visita delle due sezioni della mostra.

Perchè è interessante

Il percorso espositivo comprende complessivamente 45 dipinti, 27 sculture, 36 libri a stampa e manoscritti, oltre a numerosi altri oggetti, stampe e disegni. La seconda sezione della mostra, allestita a Castel Sant’Angelo, con opere di grandi maestri del Cinquecento (tra cui Tiziano, Tintoretto, Romanino, Moretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci e Bernardino Licinio)provenienti da importanti musei del mondo, conduce il visitatore in quel labirinto esistenziale che ogni uomo porta in sé e che si riflette anche nell’esperienza amorosa 

Il doppio ritratto

Nell'opera sono ritratti due giovani, uno in primo piano, l'altro retrocesso, entrambi rivolti verso lo spettatore. Lo sguardo del giovane alle spalle è indagatore, quello del ragazzo in primo piano è languido e pensieroso. L'attimo di desolata riflessione dei personaggi è sottolineato dalle tinte scure e dalle vesti nere.

Il ragazzo di fronte poggia la testa reclinata sulla mano destra, mentre con la sinistra regge un frutto, un melangolo, cioè un'arancia selvatica dal sapore acre, che simboleggiava il temperamento dolce-amaro del melanconico. La luce, proveniente dall'alto, enfatizza la sua posizione. Il gioco di ombre offre una visione privilegiata dell'oro della veste - simbolo dei beni materiali caduchi - e del frutto rosso, anch'esso dipinto per rappresentare la precarietà umana


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