Gerusalemme: la risoluzione Unesco sui luoghi santi che indigna Israele

Gerusalemme sacra, per ebrei e musulmani

(Credits: Menahem Kahana / AFP/ Getty Images)

In preghiera al Muro del Pianto. Gerusalemme

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Ebrei otodossi davanti al Muro del Pianto. Gerusalemme, 10 gennaio 2013

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Una donna ebrea recita preghiere penitenziali (Selichot) presso il Muro occidentale, nella Città vecchia di Gerusalemme, in Israele, in preparazione della festa di Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico

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17 maggio 2013. Un giovane ebreo ultraortodosso osserva le persone in preghiera di fronte al Muro del Pianto, il sito più sacro del giudaismo, nella Città Vecchia di Gerusalemme.

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Uomini in preghiera davanti alla moschea al-Aqsa, a Gerusalemme est.


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La neve copre la Cupola della Roccia a Al-Aqsa. Gerusalemme, 10 gennaio 2013

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Gerusalemme, Israele, 12 dicembre 2013. Palle di neve nei pressi della Cupola della Roccia della Moschea al-Aqsa

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La Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme. 7 luglio 2013


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Il piazzale antistante la Moschea al-Aqsa nella città vecchia di Gerusalemme gremita di musulmani per le preghiere dell'Eid al-Fitr che chiudono il mese di Ramadan - 8 agosto 2013


L'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, ha adottato stamane una risoluzione su Gerusalemme Est che, secondo il governo di Israele, ignora di fatto tutti i legami del popolo ebraico con i luoghi santi.

La risoluzione cita la "Palestina occupata" ed è fortemente critica nei confronti della gestione israeliana della Città Vecchia, che negherebbe ai musulmani il diritto alla preghiera. Ma il  punto simbolico del dissidio è un altro. Ed è legato al fatto che, nella risoluzione, viene usato solo il nome islamico per riferirsi al complesso della moschea di Al-Aqsa, ignorando completamente il termine ebraico Monte del Tempio.

Uno sgarbo simbolico, così è stato interpretato da Tel Aviv, che sorvola sul fatto che nella zona  è situato anche il Muro del Pianto (parte del muro occidentale del Tempio ebraico distrutto dai romani), considerato da tutti il luogo più sacro al mondo per gli ebrei.

Non che, per gli islamici, la Spianata delle Moschee non sia sacra. Tutt'altro. Ma il problema è che la risoluzione è incentrata solo sui diritti (violati) di una parte, senza riconosce a Israele i suoi legami storici con i suoi luoghi santi.

Non è un caso che Netanyahu, sempre molto attento agli umori del Paese, abbia  chiosato la scorsa settimana.

"Dire che Israele non ha connessioni con il Monte del Tempio e il Muro del Pianto è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le piramidi".

Non è nemmeno la prima volta che - su Gerusalemme - l'Unesco si trova al centro di furiose polemiche: i Paesi arabi hanno più volte promosso risoluzioni per mettere sotto pressione Israele e i suoi alleati. Come ad aprile scorso, quando l'ente Onu ha emanato un testo di condanna delle "aggressioni israeliane e delle misure illegali contro la libertà di culto e l'accesso dei musulmani alla Moschea di Al-Aqsa", non citando però - come in questo caso - il nome ebraico Monte del Tempio.

Nel 2011, l'ANP è stata ammessa tra i membri dell'Unesco, portando gli Stati Uniti - storici protettori di Israele - a interrompere i pagamenti all'agenzia. Michael Worbs, alla guida del comitato esecutivo dell'Unesco, ha fatto sapere che avrebbe voluto più tempo per cercare un compresso, mentre il capo dell'agenzia, Irina Bokova, ha preso le distanze dalla risoluzione, sottolineando quello che dovrebbe essere chiaro a tutti: che Gerusalemme, coi suoi luoghi sacri, è "uno spazio condiviso di patrimonio e tradizioni per ebrei, cristiani e musulmani". La risoluzione su Gerusalemme Est, insieme a una seconda su Gaza, era già stata approvata la settimana scorsa ed è stata confermata oggi senza nuovi voti.

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