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Genocidio armeno: l'assordante silenzio del Governo Renzi

Provate a immaginare un governo europeo che si fosse rifiutato di commemorare i 70 anni dalla liberazione di Auschwitz, con la motivazione che non si deve offendere la signora Merkel. Immaginate che lo stesso governo dichiarasse che sulla Shoah non esiste una verità storica, che l’esistenza dei campi di concentramento è dubbia, e tutte le opinioni sono lecite. Un governo che si esprimesse così sarebbe - giustamente - messo al bando dalle nazioni civili. In effetti forse solo l’Iran degli Ayatollah ha assunto posizioni di questo genere.

Quando si tratta di armeni, invece, chissà perché, tutto è permesso. I saggi e i prudenti spiegano che non bisogna provocare la Turchia, che in fondo sono vecchie storie, che è inutile rinvangarle, che non si sa bene neppure come siano andate. Un esponente del governo, tale Sandro Gozi, che – per quanto non celeberrimo - non è un viceministro alla marina mercantile, ma è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che si occupa di Affari Europei, quindi una delle voci più vicine a Renzi, ha detto proprio questo, che non bisogna irritare Ankara, e che comunque sono questioni che vanno lasciate agli storici, i quali sono anche in disaccordo fra di loro.


Il genocidio armeno

Armin T. Wegner
La disperazione di un gruppo di profughi armeni in fuga dalla persecuzione turca.

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La popolazione armena durante uno dei rastrellamenti del 1915-16. Il governo Ottomano organizzò 25 campi di concentramento dove trovarono presto la morte gli Armeni catturati.

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La lunga fila dei deportati armeni in una delle "marce della morte" verso i campi di concentramento.

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Una delle molte pagine del New York Times dedicate alla denuncia delle atrocità contro le popolazioni armene di Turchia.

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Un tratto della ferrovia per Baghdad, dove transitarono i convogli di deportati armeni.

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Adana: immagine del minareto dal quale i turchi spararono contro i cristiani Armeni.

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I resti dei prigionieri armeni affiorano dal terreno. Seyxialan, valle del Mush. 1915.

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Esecuzione di massa di cittadini armeni a Costantinopoli dopo i tumulti del giugno 1915

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La cittadina di Shushi, nella regione armena del Kabakh, rasa al suolo e incendiata dai Turchi.

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Manifesto del Near East Committe per la raccolta di fondi destinati alla popolazione armena.

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Rifugiati armeni in Grecia (Salonicco) organizzano un servizio di barbiere in strada.

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RIfugiati armeni in attesa di un lavoro a Van.

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Abitazioni per i rifugiati armeni costruite dagli americani del Near East Relief in Palestina.

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Una tragedia nella tragedia: una piccola armena muore di stenti a pochi passi da un centro di assistenza occidentale.

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Il sultano Abdul Hamid II nel 1901 a Costantinopoli. Fu il responsabile dei massacri del 1894-96, le prime esecuzioni di massa degli Armeni.

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Ritratto di un Armeno del Caucaso. Fotografia datata 1905.

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L'Impressionante massa di bambini orfani in un campo profughi della Croce Rossa.

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Una vedova del genocidio con i due figli Makarid e Nuvart.

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Bambini armeni sopravvissuti al massacro in un orfanotrofio.

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Gli aiuti alla popolazione armena in partenza dalla Russia. 1915.

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Appello urgente del Near East Relief su un manifesto per la raccolta di aiuti umanitari.

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Monaci armeni e bambini di fianco al trono del re Senekerim-Hovhannes di Vaspurakan, presso il monastero di Varagavank a Van, Turchia. Circa 1885.

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Soldati dell'ex impero Ottomano guardano i teschi degli armeni sterminati nel 1915, durante la Prima guerra mondiale

Il ministro degli Esteri, Gentiloni, non poteva ovviamente avallare del tutto una simile sconfessione delle forti parole pronunciate dal Papa, eppure lui stesso si è prodotto in un esercizio di diplomazia (o di ipocrisia, secondo i gusti) dei più spericolati, invitando i due paesi amici, Turchia e Armenia, a mettersi d’accordo sul genocidio.
E Renzi? Il nostro piccolo statista fiorentino, che twitta su ogni battito d’ali di farfalla? Stavolta è chiuso in un silenzio impenetrabile. L’uomo più trendy d’Italia rinuncia ad inseguire l’uomo più trendy del mondo, Papa Francesco, proprio su un tema come i diritti umani. Possibile? Possibile.

LEGGI ANCHE: CHI HA PAURA DI CHIAMARE IL GENOCIDIO CON IL SUO NOME

Non è la prima volta, negli ultimi mesi, che il Vaticano dimostra di fare le sue scelte infischiandosene di Renzi e delle sue esigenze. Ha proclamato il Giubileo senza dirgli nulla. E ora crea un conflitto con la Turchia senza curarsi dei dolori del giovane Matteo. Il quale invece in tutte le questioni che riguardano i rapporti con il mondo islamico, ha ripreso la sana tradizione democristiana: non porsi mai in contrasto, neppure con i peggiori, rifugiandosi in fumosi appelli alla legittimità internazionale, alle Nazioni Unite, alla Comunità Europea, all’Alleanza Atlantica, al Rotary Internazionale, a chiunque dia garanzia di parlare molto e non fare nulla.

E gli armeni? Ovviamente non l’hanno presa bene. Il giovane, dinamico Ambasciatore di Erevan a Roma, Sargis Ghazaryan, è in Italia da poco più di un anno, ma ha già saputo creare intorno alla causa armena una serie di rapporti, di simpatie, di attenzioni ben diverse dal passato. Forse è anche per questo, oppure per la sensibilità del demos italiano a questi temi che in Parlamento e sui giornali le proteste sono molte, molto trasversali, e non accennano a placarsi.

Il rappresentante del Governo Armeno ha reagito con la cautela del diplomatico, cercando di trarre da un problema un’opportunità: “Ora il Governo Italiano – ha dichiarato ai telegiornali - ha l’occasione di chiarire la sua posizione, partecipando con una delegazione al massimo livello alla commemorazione ufficiale del Genocidio che si terrà ad Erevan il 24 aprile. A quella giornata solenne parteciperanno fra gli altri il Presidente Russo Putin e quello Francese Hollande”. Tuttavia un commento amareggiato gli sfugge: “L’indifferenza verso un genocidio significa complicità. Sa chi lo disse? Un grande italiano, Antonio Gramsci, nel 1916”.

Ma se l’Ambasciatore è tenuto alla cautela, chi può esprimersi liberamente è il Presidente dell’Unione Armeni d’Italia, Baykar Sivazliyan, che parla di “opportunismo sconvolgente” e di abbandono “da parte dello Stato al quale tutti noi apparteniamo da generazioni”.

Certo, gli Armeni sono un piccolo popolo, come gli Ebrei. Hanno una storia gloriosa, una cultura affascinante, una presenza diffusa in tutto il mondo, ma sono pacifici e inoffensivi. Può sembrare più astuto, ai machiavellini della Valdarno, compiacere la potente Turchia. Tanto, dopo un certo numero di anni chi si ricorda più del Genocidio Armeno? (questa frase non è di Renzi, in verità. La pronunciò Adolf Hitler, quando pianificò la “soluzione finale” del problema ebraico, prendendo a modello proprio l’eliminazione degli armeni da parte della Turchia. Il vecchio Adolf, a differenza di Gozi, non aveva dubbi sulla storicità del Genocidio).

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