Flavia Vento, altro che Fiorello, altro che chiacchiere

Amo da sempre Flavia Vento.
L’amavo quando stava dentro al plexiglass. Quando faceva la pasionaria accanto a quello cui ho dato il mio primo voto (non serve ricordare il nome). Quando declamava poesie di isole e pirati. Quando – lo ricordiamo in pochi – s’accompagnava a Mimmo Calopresti, la più grande conventicola che non è stata, avrebbero potuto fare cose che lasciamo stare, altro che Castellitto e Mazzantini.

L’amo ora che, col nome di Flaviaventosole, dimostra di essere l’unica, in questo paese, ad aver compreso Twitter. Io, ad esempio, non l’ho compreso, i suoi post me li gira provvidamente un’amica. Oggi mi sono svegliato e ne avevo quattro nuovi nuovi, e la mia giornata sarebbe pure potuta finire lì.

@Flaviaventosole: Voglio fare un mio programma scenografia un castello e 7 personaggi fatati che cantano tutto in una fiaba dove si parla di misteri

@Flaviaventosole: Immaginate io vestita da fatina e aladino dumbo pinocchio biancaneve peter pan re artu’ cenerentola che balliamo questa la sigla

@Flaviaventosole: Si ci vuole un programma cosi’per ritornare a sognare e dimenticare il mondo dei cattivi.. Riusciro’a farlo bidibodibu’

@Flaviaventosole: La canzone qui nel mondo fatato siam tutti felici ci sono i fiori ci sono gli elfi ci sono le zucchette qui siam tutti felici

Io amo Flavia Vento perché penso di aver capito chi è davvero: una Carla Bruni incompresa. E un giorno, vedrete, ve lo dimostrerà.

(Comunque ha ragione lei: il programma col castello fatato c’era, era la Domenica In di Pippo Baudo, e a quel tempo eravamo tutti felici.)

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