Il nuovo fisco: tassa piatta, 3 aliquote Irpef e riforma dell'Iva. Tutte le novità

La riforma fiscale by Meloni ha iniziato il suo viaggio. Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega al governo per la riforma fiscale che (scrive l’esecutivo) “riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni 70”. Nuova Irpef con il passaggio da 4 a 3 aliquote, riforma dell’Ires per le aziende, iva azzerata sui beni di prima necessità e sanzioni alleggerite per gli evasori che si ravvedono. Chi ci guadagna e chi ci perde? Siamo all’inizio di un viaggio dicevamo. Siamo alla legge delega, che indica le linee guida della riforma, ma inizia poi l’iter parlamentare e poi i decreti attuativi per stabilire aliquote e peculiarità concrete che permettono di fare i conti precisi. Anche perché quando cambiano le aliquote fiscali cambiano anche le detrazioni, quindi chi ci guadagna e chi ci perde.

Ad oggi, la riforma fiscale by Meloni uscita dal Consiglio dei Ministri porterebbe vantaggi diretti ai redditi tra 15mila e 28mila euro (quelli che oggi sono nel secondo scaglione e che con 3 aliquote scenderebbero al primo). Il nuovo fisco parte dall’Irpef, con la riduzione degli scaglioni per le aliquote che scendono a 3. Le ipotesi tecniche su cui si sta lavorando sono diverse, ma quella che sembra piaccia di più al governo è quella che prevede il 23% fino a 28mila euro, il 35% fino a 50mila euro e il 43% (oltre i 50mila). Questa ipotesi gioverebbe ovviamente ai lavoratori che oggi hanno un reddito tra i 15 e i 28 mila euro e che si vedrebbero ridurre di 2 punti percentuali le tasse. Dai 28mila euro in su l’effetto che vedranno i contribuenti saranno uguali: circa 260 euro a parità di detrazioni. Per i redditi più bassi cambia poco. L’unica novità è l’allineamento della No Tax Area di dipendenti e pensionati a 8500 euro.

Ma è presto, gli scaglioni si decideranno in un momento successivo. Quello che è certo è il passaggio a 3 aliquote e la Flat Tax per tutti come obiettivo di fine legislatura. La riforma dell’Irpef costerà allo Stato tra i 3 e i 10 miliardi di euro, a seconda delle aliquote che verranno stabilite. E qui entra in gioco il taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali. Oggi sono oltre 620 e costano all’Italia circa 150 miliardi di euro l’anno. La riforma prevede una sorta di forfetizzazione degli sconti fiscali. Sconti che saranno decrescenti con l’aumentare del reddito, fino ad azzerarsi.

Per le imprese arriva la nuova Ires, con due aliquote e un risparmio per chi più assume e investe. Ci sarà anche una graduale eliminazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) con priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti. Prevista poi la revisione dell’Iva, che potrà essere azzerata su alcuni beni di prima necessità.

E poi c’è il capitole evasione. Il governo ha spiegato che punta a “favorire un rapporto migliore e meno conflittuale tra il Fisco e il contribuente”. In questa sorta di “Fisco amico” compare il concordato preventivo biennale con le imprese piccole e medie e per le imprese grandi un rafforzamento dell'adempimento collaborativo. Nuove regole sull’accertamento e depenalizzazioni delle sanzioni per i contribuenti che si sono trovati “impossibilitati a pagare il tributo per fatti a loro non imputabili” e per le imprese che collaborano.

Ora il disegno di legge delega (dopo un passaggio in Conferenza Unificata e uno al Quirinale) inizierà l’iter parlamentare. I tempi? Secondo il governo in Parlamento si finirà entro la pausa estiva e 24 mesi per l’attuazione.

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