Mirafiori ha 75 anni

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Il modello produttivo era quello fordista:  produzione "orizzontale" e ciclo integrato su un unico piano. Così fu concepito lo stabilimento Fiat di Mirafiori già dal 1936, per sostituire la struttura produttiva del Lingotto, ormai palesemente obsoleta.

Il luogo prescelto è un'area agricola a sud di Torino, dove fino alla fine del xix secolo sorgeva il castello di "Miraflores" in spagnolo "guarda i fiori", edificato dal duca Carlo Emanuele I di Savoia e di cui rimanevano le scuderie dette "Di Gualino" (nella foto a sinistra).

Già nell'area scelta dalla Fiat, divisa in appezzamenti agricoli o "tenute", era nato nel 1908 il primo campo di aviazione italiano, l'aeroporto di Torino-Mirafiori.,dove prese il brevetto di volo Francesco Baracca.

Il progetto inizialmente incontra la perplessità di Mussolini il quale non auspicava una concentrazione industriale così marcata, volendo piuttosto favorire l'economia distrettuale anche al di fuori del triangolo industriale del Nord.

Dopo le rassicurazioni di Giovanni Agnelli, la costruzione iniziò nella primavera del 1937 sotto la direzione del progettista, ingegner Bonadé Bottino.

A destra, un immagine di MIrafiori in costruzione attorno al 1937.


L'inaugurazione si tiene il 15 maggio 1939 di fronte a 50.000 tra impiegati e operai, quadri e dirigenti. Celebra la giornata il duce stesso, che si presenta di fronte ad una folla tuttavia poco festante, provata dal carovita e dagli effetti negativi delle politiche autarchiche del regime. Si limiterà infatti a un discorso breve e quasi privo dell'enfasi dei giorni del consenso.

Mirafiori è una fabbrica modello. Su 300.000 metri quadrati, si sviluppa uno stabilimento attrezzato non soltanto per le attività legate alla produzione, ma anche nei riguardi della qualità dell'ambiente per le maestranze. La fabbrica ha un grande e luminoso refettorio lungo ben 560 metri, ambulatori, servizi, piscina olimpionica e strutture per la ricreazione. 


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Ma l'entusiasmo e l'orgoglio per il progetto realizzato è spento pochi mesi dopo, con l'ingresso in guerra dell'Italia nel giugno del 1940. Mussolini ordina alla Fiat di concentrarsi esclusivamente sulle produzioni belliche, a cui segue quasi subito la militarizzazione delle maestranze.

La notte tra l'11 e il 12 giugno 1940 miratori è bombardata anche se in maniera lieve, come azione soprattutto dimostrativa per l'aggressione alla Francia. Una ripresa della produzione raggiungerà l'apice durante la pausa delle incursioni del 1941, ma già emergono le difficoltà finanziarie dovute alla rettifica dei macchinari per adattarli alla produzione di guerra.

Un altro e più grave bombardamento colpì Mirafiori la notte del 18 novembre 1942, al quale fecero seguito le incursioni del 20 novembre e 8 dicembre. La produzione subisce un brusco rallentamento, e non riprenderà mai a pieno ritmo perchè tra il 1943 ed il 1944 le incursioni aeree si ripeteranno di frequente.

Nelle foto da sinistra: effetti dei bombardamenti alleati su Mirafiori nelle incursioni del 1943; fotografia aerea dell' USAAF che mostra l'area di Mirafiori in seguito al bombardamento del 22 giugno 1944.


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Fu nei primi giorni del marzo 1943 che Mirafiori darà il via ad una serie di scioperi contro le condizioni durissime del lavoro aggravato dalle conseguenze di una guerra che si avviava verso un esito sfavorevole al regime. Il suo esempio sarà imitato dalle principali aziende del triangolo industriale del Nord e sarà un importante segno dell'opposizione dei lavoratori italiani al regime avviato rapidamente al tramonto

Al 25 luglio 1943, la caduta del fascismo favorisce momentaneamente la ripresa delle libertà di rappresentanza dei lavoratori, ma risulta un periodo troppo breve per imporre una svolta. Continuano i bombardamenti alleati e, dopo l'armistizio, comincia il controllo tedesco sulla fabbrica, a cui è imposta la fabbricazione di mezzi per il Terzo Reich. 

La fabbrica entra in una fase di sottomissione alle autorità della RSI e controllata militarmente dalle SS. Nascono le cellule partigiane (SAP) e tra gli operai si diffonde l'uso del sabotaggio dei macchinari per evitare il trasferimento delle linee di produzione in Germania. Nei giorni dell'insurrezione, Mirafiori sarà protagonista della difesa contro le ultime resistenze tedesche, fino alla liberazione e verso un avvio lento e doloroso alla ripresa della produzione.


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Di fatto la ricostruzione impiega quasi un triennio dal 1945 al 1947. I primi modelli ad uscire dalla fabbrica sono la vecchia 500B "Topolino" e la 1100.

Nella foto, la linea di montaggio della 500B.


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Nel 1953 gli operai erano 16.000 e 2000 gli impiegati, mentre la richiesta di mano d'opera continua inaugurava il decennio delle grandi emigrazioni dal Sud Italia, cambiando sensibilmente l'assetto urbanistico della città di Torino.

Nella foto: l'uscita degli operai dai cancelli di Mirafiori a metà degli anni '50.


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Al lavoro in catena. 1964, un operaio al montaggio di un silenziatore sulla linea della "1300-1500".


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Il 1955 è l'anno della svolta. L'utilitaria 600 progettata da Dante Giacosa inizia la vera produzione di massa della Fiat, destinata a motorizzare il paese e accompagnare, assieme alla 500 gli anni del miracolo economico. 

Da sinistra, le nuove utilitarie "600" al termine dell'assemblaggio; una 600 e la nuova Autostrada del Sole; Fiat 600 di fronte alla palazzina uffici di Mirafiori; il "boom" economico nel centro di Torino.


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Nel 1957 inizia la produzione del più grande successo Fiat: la 500. Mirafiori ne costruirà, secondo i dati della Casa, 3.718.000 esemplari.


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Quattro fasi dell' assemblaggio della nuova utilitaria "500": nella seconda foto da sinistra, un dettaglio della linea dei propulsori bicilindrici raffreddati ad aria.


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Mirafiori, 1965. A 8 anni dal lancio della prima serie, la produzione della piccola utilitaria Fiat procede a pieno ritmo. Nella foto, un operaio al lavoro sulla scocca di una Fiat 500 F, distinta dalla prima serie per l'abbandono delle portiere controvento.


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 Praticamente in due soli anni lo stabilimento fu raddoppiato e vennero utilizzate nuove tecnologie per la produzione in grande serie, come le macchine "transfer". (foto)


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Torino, 1965. Due operai Fiat accanto al frutto del loro lavoro, una 500 F.


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Vittorio Valletta nel suo austero ufficio, sotto il ritratto del fondatore della Fiat, Giovanni Agnelli sr.

La storia di Mirafiori è anche quella di Valletta. Fu amministratore delegato Fiat dal 1939 (anno dell'inaugurazione di Mirafiori) sino al ritiro nel 1966, eccezion fatta per la sospensione voluta dal CLN tra il 1945 e il 1946 per collaborazionismo con le autorità della RSI. 


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Linee pensili a Mirafiori nel 1966. Si distinguono tre modelli prodotti contemporaneamente: La 850 berlina, la 500 F, la 124 berlina (lanciata proprio quell'anno) e la 600.

Agli inizi degli anni 60 la Fiat è seconda in Europa solo alla Volkswagen per volumi di produzione. Alla fine del decennio lo stabilimento è ulteriormente ampliato con la costruzione dell'area industriale di MIrafiori Sud. 


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Montaggio di un altro grande successo Fiat a Mirafiori. La 850 berlina, lanciata nel 1964 e prodotta in oltre 2 milioni di esemplari, tra cui una rara versione con cambio semiautomatico (Idromatic), una rarità nel mercato europeo di quegli anni, oltre alle versioni speciali spider, coupè e familiare. 


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Sul finire del decennio e per tutti gli anni 70, Mirafiori sarà teatro di lotte sindacali e scioperi. A partire dall' "Autunno caldo" del 1969 fino al tragico epilogo delle infiltrazioni terroristiche e gli attentati a quadri e dirigenti della seconda metà del decennio, culminati nel 1977 con l'attentato terroristico allo stabilimento.

Ma gli anni '70 rappresentano anche un ulteriore passo verso la modernizzazione tecnologica (sistema di montaggio motori a "isola" nel 1974) fino alla robotizzazione tra la fine del decennio e i primi anni 80. Sono gli anni del decentramento produttivo e della progressiva specializzazione DI MIrafiori nella produzione di alcuni modelli, tra cui le vetture Lancia "Thema" e "Y10", best seller degli anni 80 assieme a Ritmo e Uno.


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Allo scadere degli anni 80 Mirafiori aveva prodotto milioni di vetture. Oltre 3 milioni erano state le 126 e più di 2 milioni le 131, che in onore allo stabilimento dove erano nate, vennero denominate "Mirafiori" e "Supermirafiori".

GLi anni 90 segnano un ulteriore ridimensionamento della produzione di Mirafiori, verso una sempre più marcata delocalizzazione verso l'estero (Polonia, Serbia), anche se dallo stabilimento continuavano ad uscire i modelli di maggior successo di Fiat, come "Punto" e "Multipla". 

Dal 2004 Mirafiori non produce più vetture a marchio Fiat, eccezion fatta per la parentesi del 2005-2006 quando si affiancò a Melfi nella produzione della Grande Punto. Dal 2008 è sede del rinato marchio Abarth e della produzione di un successo Alfa Romeo: La MiTo.


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Cronologia dei modelli Fiat prodotti negli stabilimenti di Mirafiori dal dopoguerra a oggi (in senso orario dall'alto a sinistra)

1100E (1947), 500B (1947), 1400 (1950), 1900 (1952), 1100/103 (1953), 600 (1955), 1200 Granluce (1957), 500 (1957), 1800 (1959)


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Dall'alto a sinistra in senso orario: 1300/1500 (1961), 850 berlina (1964), 124 (1966), 127 (1971), 126 (1972), 131 (1974), Panda (1980), Uno (1983), Regata (1983)


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Dall'alto a sinistra, in senso orario: Croma (1985), Lancia Thema (1985), Autobianchi Y10 (1985), Punto (1993), Lancia Thesis (2002), Idea (2003), Lancia Ypsilon (2004), Alfa Romeo MiTo (2008)


Il 15 maggio 1939 veniva ufficialmente inaugurato lo stabilimento automobilistico più importante e tecnologicamente avanzato del paese. Nato a ridosso della guerra, sarà nei decenni successivi protagonista nella motorizzazione di massa degli Italiani

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