Formula1 e aerospazio, eccellenze unite contro la crisi

Un esperimento che sarebbe piaciuto agli esperti di genetica: creare la super razza d’impresa attraverso il matrimonio tra due eccellenze italiane, la Formula 1 e l’Aerospazio. Protagonisti, i maggiori marchi della Motorvalley emiliana, quelli che pezzo pezzo, bullone su bullone, filtri e meccanica di precisione danno corpo alla Ferrari, alle sportive come Porche e Mercedes, alle auto da corsa di mezzo mondo. Si tratta di aziende di nicchia, ipertecnologiche , ad alto tasso di innovazione e del tutto estranee alla crisi, una ventina in tutto cui prima di Natale se ne aggiungeranno altre quindici e un centro di ricerca, affermandosi definitivamente come cluster aeronautico.

Obiettivo? Favorire secondo legge l’aggregazione di imprese per partecipare alle commesse e ai bandi per la ricerca europei e internazionali. Insomma, aumentare insieme le potenzialità e le dimensioni d’impresa: uno dei problemi dell’industria nazionale. “Le qualità le abbiamo” sottolinea Gaetano Bergami, presidente della Bmc, azienda che produce filtri per l’aria destinati alla Formula 1 e non solo, nonché ideatore e promotore del nuovo cluster. “La Formula 1 è un’eccellenza italiana, la Ferrari è il marchio made in Italy più noto e apprezzato all’estero, e se riusciamo a mettere insieme la forza delle aziende che hanno contribuito a creare il mito certamente avremo qualcosa da dire in tutto il mondo anche nell’aeronautica”.

Nella crisi, l’obiettivo è quello di sfruttare al meglio qualsiasi risorsa, allargando i margini del fatturato. “Ci siamo accorti che Formula1 e Aerospazio sono settori attigui e che molte aziende del settore già lavorano anche per l’aerospazio” continua Bergami. “Insomma, l’uovo di Colombo da cui è partita tutta l’iniziativa. Convinti che, insieme, potremo partecipare ad esempio alle commesse dei Paesi emergenti, che in questo settore stanno investendo moltissimo”.

Del IR41 Emilia Romagna aerospace cluster oltre alla Bmc fanno parte fornitori storici della Ferrari come Veca Spa (componenti per motori di precisione), Vimi (bulloni e viterie), la Riba Composites (materiali compositi) e anche la Davi, l’azienda che ha prodotto le apparecchiature per realizzare lo shuttle. Nel complesso, si tratta di un cluster vanta una media di investimenti nella ricerca e sviluppo che vanno dal 10 al 15 per cento, e i cui associati non hanno mai avuto problemi di finanziamento bancario. “I nostri guadagni vengono reinvestiti in azienda, nei processi, nella ricerca e nel capitale umano” aggiunge il presidente. “Abbiamo molte commesse, non conosciamo crisi, siamo un’eccellenza riconosciuta nel mondo che può dare ancora di più. Io stesso ho assunto cinque persone negli ultimi dieci giorni: il segnale che tecnologia, innovazione e spacializzazione sono la risposta ai nostri problemi”.

I numeri sono qui a dimostrarlo: la Motorvalley, nata tra Reggio e Modena attorno allo storico marchio Landini, oggi vale 12 mila addetti e circa 1,8 miliardi di fatturato. L’Aerospazio, sino ad oggi concentrato in tre regioni (Piemonte, Puglia e Campania), di miliardi vale invece 8 e continua a far crescere i posti di lavoro grazie alle commesse di lungo termine. Proprio quello di cui l’Italia ha bisogno oggi: un occhio che vede lontano. E senza affanno.

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