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Tutti gli errori del comandante Obama

Eroe o disertore? Sono rimasti pochi dubbi. Al centro c’è Bowe Bergdahl, il sergente americano rapito dai talebani e tornato in libertà grazie a un contestatissimo scambio con cinque dirigenti talebani detenuti a Guantanamo. Il 30 giugno 2009 Bergdahl abbandona volontariamente il campo. E di questo potrebbe essere chiamato a rispondere davanti alla Corte marziale. "A meno che non venga provata la sua infermità mentale" precisa Edward Luttwak, esperto di geopolitica e membro del Centro di studi strategici e internazionali di Washington.

Nella conferenza stampa alla Casa Bianca il padre di Bowe, lunga barba, ha ringraziato "Allah il misericordioso" davanti a Barack Obama. Un grave errore, dal quale emerge come il presidente non sia protetto dalla sua stessa squadra. Nel primo mandato era attorniato dallo staff dell’era Bush, uomini di mezza età, con una lunga carriera alle spalle. Ora ha intorno donne inesperte ed entusiasti reclutati in campagna elettorale, con nessuna esperienza per gestire gli affari della Casa Bianca.

Era proprio necessario esporsi a un simile spettacolo sotto gli occhi del mondo?
Per evitarlo, bastava essere bene informati. I collaboratori di Barack Obama andrebbero licenziati.

Il primo nome?
Il consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice. Non combinava nulla come ambasciatrice Usa all’Onu. Continua così nell’attuale incarico.

Dopo lo scambio, aumentano i rischi per i soldati Usa sul campo?
Ogni soldato americano è nel mirino dei talebani, Bowe o non Bowe. Di solito operazioni come queste si gestiscono tra servizi, Pentagono e forze militari, senza la fanfara pubblica e senza coinvolgere il presidente. Lo scambio può avere ragioni non scontate. Se si liberano cinque dirigenti, si può creare scompiglio nella catena di comando perché i capi talebani non sono eletti, così si aprono lotte di potere interne. Alcuni ex prigionieri possono diventare informatori a vari livelli.

Andando all’Europa, l’annessione russa della Crimea era evitabile?
Tre settimane prima, il quotidiano francese Le Monde aveva pubblicato un dossier sulle mire russe in quella regione. Obama ha scelto di stare a guardare e fare la voce grossa in ritardo. Per di più Francia, Germania e Italia non hanno intenzione di intervenire contro Mosca, viste le importanti relazioni economiche. L’unico effetto della linea Obama è stata la frammentazione della Nato.

In Siria Bashar al Assad resta saldamente al potere.
È probabilmente il fallimento principale. Obama non aveva alleati né nel governo siriano né nell’opposizione. A quel punto o si interviene con un esercito al di fuori dei giochi oppure se ne resta fuori. Invece lui ha tergiversato. Ma se arrivi a paragonare Assad a Hitler, come ha fatto il segretario di Stato John Kerry, devi intervenire.

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