Elly Schlein, i limiti di una leader incapace di decidere

Nella democrazia di oggi il fattore della personalità non può essere aggirato. La capacità di leadership è la componente fondamentale per il successo di qualsiasi avventura politica. C’è chi lo ha capito bene e chi no. Giorgia Meloni e Matteo Renzi ce lo hanno ben chiaro. La prima ha in mente di candidarsi alle europee per fare un pieno di voti in tutta Italia. Non potrà andare al Parlamento Europeo ma segnalerà agli italiani che è presente, non ha paura del consenso e tiene all’Europa. Il secondo, un leader in declino alla testa di un piccolo partito ma pur sempre un politico fuoriclasse, vede nella proposta di Meloni della candidatura di tutti leader la possibilità di occupare spazi politici e tentare di superare la soglia di sbarramento. Anche Giuseppe Conte, che pure ha risposto subito picche, ha dimostrato di aver senso politico: visto che dovrebbe rinunciare al seggio europeo preferisce non candidarsi capolista.

Se si deve dire un no meglio dirlo subito e spiegare il perché in modo coerente. L’atteggiamento più incomprensibile appare invece quello di Elly Schlein. Alla segretaria del Pd era stata offerta una grande occasione da Meloni che l’aveva eletta a sua sfidante e interlocutrice. Invece di saltare sul carro offerto dall’avversaria, che avrebbe comportato visibilità, polarizzazione, comunicazione tutta a vantaggio di Schlein oltre che di Meloni, la segretaria ha iniziato a cincischiare. Non ha detto di no immediatamente, come Conte, per evitare una trappola in cui Meloni potrebbe umiliare Schlein in termini di voti personali. E non ha nemmeno detto di si, accettando di misurarsi con il Presidente del Consiglio in una sfida rischiosa ma interessante, che ella poteva utilizzare anche nella competizione a sinistra con Conte. Invece Schlein ha scelto l’opzione peggiore possibile: non decidere.

Questo ha lasciato aprire il dibattito alle numerose correnti del Pd e dei vari padri nobili, con interventi dei Bersani, dei Prodi e delle Bonino. Ancora una volta sembra che Schlein non abbia il piglio, la leadership per prendere una decisione rapida e netta, la forza di imprimere il suo marchio sul partito. Non soltanto, ma la segretaria si è anche smarrita in candidature spot come quella dei soliti pseudo-intellettuali di sinistra che per empatia e capacità politica tolgono voti più che aggiungerne. È ancora presto dirlo perché la campagna non è iniziata, ma allo stato attuale nel Pd ci sono tutti gli ingredienti politici per un disastro elettorale alle europee. E la colpa è sicuramente anche del partito e della sua scarsa identità, ma soprattutto è di una leadership che non sa imporsi e trascinare.

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