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ANSA/EPA/ALEXANDROS VLACHOS
Economia

Elezioni, quali sono le paure dell’Unione europea

Dopo le elezioni italiane del 4 marzo, e tutta l’incertezza sul quadro politico nazionale che esse hanno lasciato per il momento nel nostro Paese, l’Unione europea guarda a Roma con attenzione ma non con allarme.

Si potrebbe riassumere così l’atteggiamento che per ora prevale a Bruxelles, pur tenendo sempre conto delle criticità economiche ormai quasi storiche con cui si trova a dover fare i conti il nostro Paese.

Per il quinto anno consecutivo infatti, la Commissione europea lascia l'Italia tra i Paesi con squilibri macroeconomici eccessivi a causa del suo debito troppo alto (2.256 miliardi, pari al 132,5% del Pil rispetto all'85% medio in Europa) e della produttività troppo bassa (la crescita del pil è stimata all'1,5% nel 2017 fanalino di corda in Europa). A questo si aggiunge un contesto di alta disoccupazione (all'11,1% rispetto alla media europea del 7,2%) appesantito anche da un sistema bancario traballante che pesa anche sui prestiti all'economia reale.

Un quadro tra l’altro immutato dall'anno scorso anche sul fronte delle riforme strutturali il cui cammino, secondo Bruxelles, è rallentato. Motivi per cui, se non è stata aperta nessuna procedura d’infrazione, almeno per il momento il nostro Paese resta però certamente sotto monitoraggio, in qualità di osservato speciale.

Non a caso il vicepresidente della commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha detto che per l'Italia restano molte "sfide" da affrontare. Se infatti nel 2017 la crescita si è rafforzata, essa “è ancora molto sotto la media europea", inoltre "il debito è il secondo più elevato dell'Ue”, con una produttività che resta inesorabilmente bassa.

Il buco di bilancio

C'è da dire che tuttavia prevale un atteggiamento collaborativo da parte di Bruxelles. Circostanza dimostrata dal fatto che per aprile, la Commissione attende la presentazione del nuovo Def, con le misure correttive che dovrebbero andare a coprire un buco di bilancio che per il momento è valutato in 3,5 miliardi, anche se la situazione potrebbe migliorare.

Ebbene, se non dovesse esserci già un nuovo governo operativo, la Commissione stessa ha fatto sapere che potrà essere presentato anche un programma a 'politiche invariate', per poi provvedere in un secondo momento all’invio del documento definitivo.

Legge Fornero

Tra i dossier a cui da Bruxelles si guarda con più attenzione c’è senza dubbio quello previdenziale, con gli annunci elettorali di alcune forze politiche di voler rivedere, se non abolire, la Legge Fornero.

Ebbene, la Commissione, tra le altre cose, fa sapere che, per il momento, dati alla mano la sostenibilità del sistema pensionistico italiano è peggiorata dopo le modifiche introdotte dai governi Renzi e Gentiloni.

La raccomandazione fatta pervenire al nostro Paese è dunque quella di valutare con grande attenzione nuove riforme della Fornero che possano ulteriormente peggiorare la situazione, perché il rischio a quel punto potrebbe riguardare la sostenibilità dell’intero debito pubblico nazionale, che già pesa come un macigno sul nostro Paese.

Immigrati

Altro tema caldo è quello degli immigrati, inquadrato non nella prospettiva della sicurezza pubblica, quanto nel suo valore macroeconomico.

Secondo le stime della Commissione europea infatti, al 2050, senza un aumento di popolazione immigrata rispetto a quella che già attualmente giunge nel nostro Paese, l’Italia potrebbe ritrovarsi senza forza lavoro: quest’ultima infatti calerebbe drasticamente del 38%.

Quindi, se il numero di migranti accolti restasse anche solo uguale a quello attuale, la percentuale di anziani pensionati dipendenti da chi lavora, potrebbe diventare tale da mettere in crisi l’intero sistema di welfare nazionale.

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