Arriva in Italia la prima stampante che imita i tessuti umani

Una stampante 3d che non replica solo la forma, ma anche la consistenza dei diversi tessuti umani - muscoli, ossa, sistemi vascolari - partendo da una Tac o da una Risonanza magnetica di pazienti reali. Il progetto, nato a Firenze sotto la guida dell'ingegnere aerospaziale Roberto Rizzo, è il primo in Europa e sarà al servizio di ospedali, università e centri di ricerca. «Con la nostra tecnologia abbiamo già salvato la vita a un bambino di 11 anni» ha raccontato Rizzo.

Ingegnere Rizzo, come nasce questo progetto?

«Il gruppo di cui sono fondatore (Solidworld, ndr) si specializza in tecnologia tridimensionale. Questa realtà, che racchiude dieci aziende e vanta oltre 8.000 clienti solo in Italia, ha realizzato negli ultimi anni che la tecnologia 3d si adattava particolarmente bene al campo della medicina e poteva essere di grande aiuto ai chirurghi. Per il progetto abbiamo poi collaborato con molte università importanti come il Politecnico di Milano, l'Università di Pisa - dove è stato sviluppato il software e il Dipartimento di bio ingegneria di Firenze. È stato un investimento importante che ci ha però resi pionieri di questo settore».

Come funziona la Dap (Digital Anatomy Printer) Stratasys?

«Preleviamo le immagini della Tac e le trasformiamo in modelli digitali tridimensionali, quello che noi chiamiamo “Bio 3d model". In un secondo momento la nostra stampante 3d le creerà utilizzando materiali simili ai tessuti umani. La porosità e la densità del materiale usato sarà ad esempio simile a quella del fegato umano, con all'interno, ben visibili in trasparenza, tutte le problematiche su cui lavorare».

Quale aiuto offre un modello in 3d dell'organo da trattare?

«Nei casi più complessi le operazioni vengono svolte, mi permetta il termine, un po' alla cieca. La chirurgia è un'arte molto artigianale e per questo motivo un bravo chirurgo è da considerarsi un patrimonio per la medicina. Riuscire a vedere nei dettagli la problematica e analizzarne la posizione non solo dona una sicurezza maggiore a chi deve operare, ma permette di personalizzare l'intervento, riducendo così anche i tempi richiesti».


Roberto Rizzo


Su quali problematiche andate a prestare il vostro aiuto?

«I campi di operazione sono principalmente tumorali. Abbiamo iniziato con un'analisi delle patologie più frequenti quindi ci siamo concentrati su reni, fegato e pancreas. Ma non ci fermiamo certo qui. Il nostro lavoro può risultare importante anche per un'operazione al cuore, soprattutto quando si tratta dei vasi. Un trombo, ad esempio, può essere stampato con un colore diverso per maggiore chiarezza. Ora stiamo lavorando sui polmoni».

Per riassumere quali sono i benefici per il paziente?

«Utilizzare questa tecnologia, che abbiamo affinato negli ultimi mesi, permette un aumento della percentuale di riuscita dell'intervento, un minore durata delle operazioni e aiuta la sinergia dell'equipe medica. In un'operazione con più chirurghi, poter fare delle prove su un organo 3d aiuta ad affinare la tecnica».

Chi opererà la stampante negli ospedali o nei centri di ricerca?

«Un bio ingegnere. Sarà lui ad affiancare il chirurgo prima dell'operazione. È uno dei mestieri del futuro che insegnano nella nostra Academy. Prevedo che tra cinque anni in ogni ospedale ci sarà almeno un bio ingegnere».

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