Draghi incassa la fiducia. Alla fine i 5 stelle perdono 15 senatori

Ed alla fine, verso la mezzanotte, il Governo Draghi ottiene come ampiamente previsto la maggioranza al Senato al termine di un dibattito eterno, cominciato alle 10 del mattino e finito forse con l'unica notizia degna di nota: l'ennesimo «caso Ciampolillo».

Anche questa volta il senatore pugliese, protagonista della prima volta nella storia della Var al Senato per il suo voto a favore di Conte al limite del fuorigioco, ha creato trambusto a Palazzo Madama sulla sua dichiarazione in dissenso da quella del gruppo. Alla fine alla Presidente del Senato, Casellati, non è rimasto altro da fare che concedere la parola a Ciampolillo dopo un emblematico «sempre lei, sempre all'ultimo momento» che ha fatto scattare le risate dell'intera aula.

Dal punto di vista numerico-politico la votazione non ha detto molto. L'unica curiosità era vedere quanti grillini alla fine avrebbero votato in dissenso dalla Piattaforma Rousseau; chi pensava ad un gruppo di una ventina di contrari o forse più alla fine si è trovato tra le mani un manipolo di 15 senatori anti Draghi (ma anche anti-Berlusconi o anti-Salvini, a seconda dell'antipatia personale). La scissione nel movimento appare sempre più lontana.

Il si così è arrivato anche se è mancato il record storico della storia repubblicana che resta nelle mani del Governo Monti; 262 i voti a favore, 40 quelli contrari. Maggioranza quindi bulgara o forse «nord coreana» visto che si è sfiorata l'unanimità.

Domani si replica alla Camera dove l'interesse per i numeri è ancora minore. Poi, finalmente, parleranno i fatti.

Ad oggi l'unica cosa certa ad esempio sulla campagna di vaccinazione è che l'Aifa ha dato il via libera alla somministrazione del vaccino di AstraZenaca fino ai 65 anni e non fino ai 55. A questo va aggiunto l'addio definitivo alle famose «Primule» volute da Conte come luogo simbolo della campagna vaccinale.

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