Mario Draghi Commissione sugli Affari monetari ed economici del Parlamento europeo
EPA/STEPHANIE LECOCQ
Economia

Draghi e gli Usa: i motivi della bacchettata sul dollaro

L'attuale politica economica degli Stati Uniti e in tono minore l'apprezzamento dell'euro, dovuto in parte "alle dichiarazioni di alcuni soggetti", preoccupano la Banca Centrale Europea. E quindi anche se la crescita nell'Eurozona è "robusta", è "ancora presto per cantare vittoria".

Nella prima riunione dell'anno del board Bce a Francoforte, il presidente Mario Draghi sferra un affondo all'Amministrazione Trump ed in particolare al Segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, pur senza farne il nome, per i suoi commenti a Davos circa la debolezza del dollaro che "fa bene" all'economia Usa. Tanto bene che la moneta unica è volata oltre la soglia di 1,25 dollari per la prima volta da dicembre 2014. 

Cosa ha detto Draghi

"Diversi membri" del board hanno espresso "preoccupazione" per i recenti segnali che arrivano dagli Stati Uniti, afferma il numero uno della Bce. "Timori che vanno oltre il tasso di cambio" e che "riguardano lo stato generale delle relazioni internazionali in questo momento", spiega Draghi, avvertendo che "se ciò dovesse portare ad una stretta monetaria indesiderata e non giustificata, allora saremo costretti a ripensare la nostra strategia".

Quindi lancia la stoccata a Mnuchin. "Il movimento nei tassi di cambio è dovuto in parte a fattori endogeni, come il miglioramento dell'economia, e in parte a fattori esogeni che non sono legati alla comunicazione della Bce ma a dichiarazioni di altri soggetti", precisa Draghi. "Un linguaggio che non riflette le condizioni su cui siamo d'accordo", sottolinea.

Perché è importante

Il richiamo di Draghi al Segretario al Tesoro Usa fa il paio con quello del direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che alcune ore prima a Davos aveva chiesto chiarimenti a Mnuchin, ricordandogli che "il valore del dollaro viene deciso dal mercato".

È un richiamo forte agli Usa, alla comunicazione "improvvisata" e a tratti contraddittoria della Casa Bianca in tema di politica economica che comunque muove le valute (euro e dollaro) in modo consequenziale.

L'appello di Draghi si basa sul fatto che è ancora molto incerta la causa della ripresa economica in Europa così come in America. O meglio, è incerto il peso apportato a questa crescita dalle riforme strutturali (poche) messe in campo dai governi, o dalla politica espansiva della stessa Bce che ha deciso infatti di tenere ancora i tassi fermi e il riserbo sulla possibilità di prolungare oltre settembre 2018 il quantitative easing. Per questo, un linguaggio scorretto può creare oscillazioni valutarie assolutamente speculative e non basate su una reale crescita dell'economia reale.

Quanto di più dannoso ci può essere in una fase iniziale di lenta ripresa.

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