Ramadan
(Ansa)
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La vergogna delle donne musulmane segregate e del silenzio dei benpensanti

Per settimane da Pioltello e da decine di opinionisti e commentatori ci siamo sentiti dire che autorizzare la festa di fine ramadan era una cosa giusta, che ci avrebbe «arricchito», come paese e come persone. Poi però arrivano foto come questa, che non è l’unica, e mostra la realtà, Mostra le donne messe in veri e propri recinti, coperte, costrette a pregare in maniera differente e molto più scomoda rispetto ai loro mariti, figli, amici maschi.

Non so voi ma questa foto non mi arricchisce per nulla e non fa nemmeno sembrare l’Italia un paese più civile. Anzi. È una foto che racconta di inciviltà assoluta, l’esatto contrario di quello che siamo, da migliaia di anni. Foto che fanno ribrezzo per il trattamento riservato alle donne e che dovrebbero quantomeno farci pensare sull’opportunità di concedere, concedere e concedere e di provare ad andare incontro a persone che loro di passi verso di noi, la nostra cultura e la nostra civiltà non ne fanno. Mai.

Ma fa altrettanto ribrezzo il silenzio di chi ha dato lezioni di cultura a chi come me era perplesso davanti alla scelta della scuola di Pioltello; dove sono? Perché non hanno nulla da dire? Perché non attaccano, chiedono spiegazioni?

Parliamo di persone che sicuramente sono contro il patriarcato, sono contro i femminicidio, la violenza verso le donne; sono in tutto e per tutto per la parità di genere. Ma tacciono oggi davanti ad un Islam che in fatto di uguaglianza è qualche secolo indietro. Intellettuali, giornalisti, opinionisti bravissimi a vedere la pagliuzza negli occhi nostri ma che diventano ciechi e muti davanti alle travi degli altri. Tacere significa essere complici.

Siccome dobbiamo educare ed arricchirci tutti sarebbe il caso che dal sindaco ai docenti di Pioltello andando per decine e decine di altre comunità locali si spieghi a chi fa parte del mondo islamico che siamo anche disposti a parlare di Festa di Fine Ramadan ed altre ricorrenze a patto di un reale cambio di passo sui diritti delle donne: do ut des, ti offro integrazione se vuoi integrarti anche tu.

Tutti i rapporti devono basarsi sull’equilibrio di diritti e doveri, di dare e ricevere, altrimenti sono rapporti velenosi che non portano nulla di buono.

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