Il ponte Morandi dopo il crollo
PIERO CRUCIATTI/AFP/Getty Images
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Disastro di Genova: il ponte del Titanic Italia

Se un giornalista di Panorama per superficialità scrivesse una cosa falsa su un cittadino e questo si uccidesse per quella falsità, tenderei a cacciare il giornalista. Poi mi dimetterei anch'io. Mi accollerei la mia parte di responsabilità perchè l'autore dell'articolo fa capo a me.

Un morto per un errore giornalistico è troppo per poterlo ripagare soltanto con scuse tardive e un assegno di risarcimento ai familiari. A Genova i morti sono stati quarantatré.

Io non conosco i Benetton né i vertici di Autostrade per l'Italia anche se l'azienda ci ha affiancato nel Tour di Panorama d'Italia e ho incontrato il responsabile delle relazioni esterne. La ritengo una collaborazione indovinata e positiva, ma una collaborazione indovinata e positiva non mi impedisce di dire che se dovesse accertarsi che il crollo del ponte è colpa di tecnici e di manager dell'azienda, mi aspetterei le dimissioni di tutti i vertici (la revoca della concessione a quel punto andrebbe probabilmente da sé).

Mi aspetterei poi dal giudice una condanna severa nei confronti dei responsabili anche se leggo che il massimo della pena è di cinque anni. Cinque anni per quarantatré morti? Inconcepibile.

Come trovo inconcepibile che nel 2018 in Italia una colonna di auto venga inghiottita dal cedimento di un cavalcavia.

L'inchiesta e il processo siano accuratissimi senza guardare in faccia nessuno. Confido che i magistrati riescano nell'impresa. Ecco, appunto:i magistrati. Vedere il Tribunale del populismo (con Conte presidente e Di Maio, Salvini, Toninelli giudici a latere), correre a Genova e svolgere il processo davanti alle macerie per direttissima tv, mi ha lasciato interdetto.

La strage ha un unico colpevole, gli altri partiti complici, loro autoassolti. Il caso è chiuso.

Io non difendo i Benetton (se dovessero risentirsi per questo, pazienza), Autostrade era certo responsabile della sicurezza del ponte, ma se si stravolgono regole basilari nella divisione dei poteri, sul ciglio del baratro non ci sarà soltanto quel camion-simbolo di Genova ma ci finiremo tutti.

Non mi sono mai piaciuti i giudici che fanno politica con le inchieste, non mi piacciono i politici che emettono sentenze senza processo. Se poi quei politici sono al governo meno che mai. Ci sono irregolarità nella concessione? Si è fatto un regalo ai privati a spese nostre? Si tolga il segreto alle carte e capiremo più di quanto abbiamo fin qui capito (forse). Ci sono casi di corruzione? Si faccia una denuncia penale.

Qualora Autostrade avesse disatteso gli accordi non investendo quel che doveva in sicurezza, la si punisca. Ma dare il caso per risolto quando l'inchiesta non è ancora partita, è stato improprio per quanto "popolare".

Certo, sembravano tosti quei quattro dell'Ave Maria: "Basta affari sulla vostra pelle", "Con noi giustizia subito", "Tra speculatori e cittadini stiamo coi cittadini". E infatti ai funerali hanno avuto applausi e selfie.

Governare con gli slogan, con la pancia e con le piazze urlanti richiede un nemico sempre pronto da giustiziare in pubblico. Chi volete, Gesù o Barabba? Si sa come andò a finire.

I grillini, poi. Quei grillini che stanno grillizzando anche il "nordismo" efficiente e imprenditoriale della Lega di Salvini, quei grillini che se c'è da costruire una strada, un gasdotto, una ferrovia vedono il diavolo (ora che sono al potere un po' meno). Che se potessero nazionalizzare l'intera economia lo farebbero domani. Quei grillini hanno accusato di ogni nefandezza chi voleva una bretella che alleggerisse il ponte Morandi e ora vogliono costruirla fingendo di non ricordare. Quei grillini, con Beppe in testa, definivano una "favoletta" il possibile crollo del ponte e dicevano no alla bretella perché "Autostrade per l'Italia ci ha assicurato che il cavalcavia è sicuro".

La stessa azienda che ora è il peggio del peggio, veniva interpellata ed era credibile perché allora serviva così.

Il ministro per le infrastrutture Toninelli, uno dei giudici togati sotto al pilone, non può essere accusato di omesso controllo perché è lì da poco. Ma lui e il suo movimento, visto che ritengono la concessione ai Benetton (votata anche dai loro soci leghisti) uno scandalo nazionale e una mangiatoia di regime, che cosa hanno fatto durante gli anni di opposizione?

Tra le loro campagne No-Tutto si sono mobilitati per la sicurezza delle autostrade? Hanno mai verificato se l'ente ministeriale preposto a controllare i controllori aveva i mezzi per farlo? Hanno denunciato le omissioni dello Stato? O si sono limitati a interpellare la società solo per farsi dire e per ripetere che il ponte era sicuro?

Ministro Toninelli, se il tema era così caldo e lo scandalo così evidente, perché in questi cinque mesi non ha aperto subito un'istruttoria, convocato riunioni, preparato un dossier?

Va bene chiudere i porti ai taxi di migranti (lì sto con lei) ma migliaia di chilometri di asfalto che tutti percorriamo erano meno prioritari, visto quel che gridate?

Non dico che Autostrade e populisti hanno le stesse responsabilità, ovviamente. Dico che siamo un Paese in cui vale solo la verità che ci fa comodo, un Paese passato dagli eccessi di sfumature della Prima Repubblica all'assenza di sfumature della Terza Repubblica.

In questi giorni ho letto di tutto, ho trovato pezzi di verità qui è la, come qui e là ho trovato pezzi di bugie. So che nell'Era populista i distinguo, la moderazione, le autocritiche, i dietrofront vanno nascosti, ma non mando il cervello all'ammasso perché così piace alla maggioranza degli elettori.

Ora si torna a parlare di Anas. Volete farci credere che se fosse stata l'Anas a gestirlo, quel ponte sarebbe ancora in piedi? Che se le autostrade fossero rimaste allo Stato i controlli avrebbero evitato la tragedia? Suvvia.

Io non sono un ingegnere e non voglio gareggiare con le chiacchiere da spiaggia su stralli e calcestruzzo. Leggo per capire. E ho capito che i tecnici titolati invitavano a ulteriori controlli ma nessuno con toni ultimativi.

Da tutti gli esperti - anche da quegli stessi che Toninelli sta mandando a Genova - era arrivata una sequela di "consigliamo ulteriori approfondimenti su alcune criticità", "la forza dei tiranti va riducendosi". Chissà per quante opere attualmente agibili sono in uso formule simili.

Nessuno che abbia scritto: "Superato il limite di guardia, c'è il rischio di crollo, per noi va chiuso". Tutti Ponzio Pilato o la singolarità della tecnica di costruzione rendeva arduo capire il livello di usura di un tirante coperto dal cemento come quello di Genova? Magari un po' entrambe le cose.

I fatti facciamoli ricostruire ai magistrati, istruiscano un processo, eseguano perizie accuratissime, trovino e condannino i responsabili qualora si convincano della loro colpevolezza.

Il governo faccia il governo, corregga quelle che ritiene storture nella concessione, renda efficienti i controlli, valuti l'ipotesi di revoca.

L'Italia è un Paese maltrattato. Non le servono né gli ipocriti di ieri né quelli di oggi, le servono pianificazione, sviluppo, competenza, senso della realtà. E un bagno di umiltà da parte di chi banalizza la complessità del governare con slogan, mulinia  vento e No-Opere.

Signori al governo, se la piazza vuole tutto e subito, se chiede un colpevole a prescindere, se esige la Luna, se non vuole né i vaccini, né l'Ilva, né l'Europa, né il gasdotto, né le ferrovie, ditegli che non è possibile, invece di illuderla. O peggio, di aizzarla.

Avere la maggioranza degli italiani al vostro fianco è una grande opportunità che va usata bene. Ma opportunità e opportunismo sono cose diverse.

raffaele.leone@mondadori.it 


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