Scuola: in «Dad» per sempre

Da ripiego di emergenza, la «didattica a distanza» dovrebbe diventare una modalità normale. La Commissione Ue sta promuovendo un programma per estendere l’apprendimento scolastico in remoto. E le aziende dell’e-learning già vedono aprirsi grandi spazi per i loro business.

Isaac Asimov aveva previsto tutto. Era il 1954 quando scrisse Chissà come si divertivano!, surreale racconto ambientato nel 2157 che descriveva quella didattica a distanza (Dad) che invece è arrivata molto prima, «soltanto» settant’anni dopo quella pubblicazione. Gli studenti di tutto il mondo l’hanno sperimentata sotto pandemia, specialmente in Italia, tra i Paesi che ha tenuto le scuole chiuse più a lungo. Si pensava fosse un capitolo chiuso, ma a Genova sta per nascere il primo «liceo tecnologico» d’Italia, che garantirà «massima autonomia sull’organizzazione del tempo scuola».

L’insegnamento a distanza, inoltre, è uno degli obiettivi su cui l’Unione europea continua a lavorare in silenzio. Ed è anche una realtà americana, sulla quale anche Bill Gates ha voluto dire la sua: negli Stati Uniti, dove i corsi online costituivano già il 21 per cento dell’offerta formativa pubblica già prima della pandemia, lo scenario futuro prefigurato dal miliardario filantropo è quello di una scuola in presenza riservata ai bambini fino a 8 anni (acronomizzati in «K8», «kids 8»). E gli altri? Dall’inizio della pandemia è stato chiaro l’enorme danno della didattica online sull’equilibrio mentale degli studenti, documentato anche da ospedali importanti come il romano Bambin Gesù. Nonostante le evidenze scientifiche pubblicate dal 2020 in poi, l’Ue sta portando avanti il Piano d’Azione per l’istruzione digitale 2021-2027, in cui esprime l’intenzione di «trasferire l’apprendimento interamente online»: ciò che si era lasciato sfuggire anche l’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che a marzo 2021 su La Stampa vaticinava che «la Dad resterà anche dopo il Covid».

Nel Piano d’Azione (inserito in NextGenerationEU con un budget di circa 50 miliardi di euro) «l’insegnante meccanico» di Asimov è ribattezzato dagli euroburocrati «erogatore d’istruzione». Nel documento si sottolinea che l’istruzione è un diritto fondamentale il cui accesso deve essere garantito «indipendentemente dall’ambiente dove si svolge». La Commissione conclude che si debbano «intensificare gli sforzi e passare gradualmente da un’istruzione a distanza temporanea a un’istruzione digitale più efficace, sostenibile ed equa». Il retroterra ideologico che accompagna l’europrogetto è intuibile: non potendo garantire scuola in presenza a tutti, il principio di non-discriminazione giustificherebbe l’istituzione di un servizio di certo livellato al basso, ma accessibile a più persone con l’online.

«Sono iniziative da apprendisti stregoni digitali» commenta Daniele Novara, uno fra i più importanti pedagogisti italiani. «Non ha alcuna base scientifica. Con la Dad viene meno una dimensione sociale di natura neurosensoriale ed emotiva: un videoschermo non può assolutamente sopperire a queste dimensioni che agiscono sui processi profondi di apprendimento, processi di osmosi sociale e corporea. È marketing per far guadagnare i soliti noti: hanno trovato questo filone scolastico e cercano di influenzare i decisori». Il progetto è andato avanti: ad agosto 2021 Ursula von der Leyen ha salutato con entusiasmo la raccomandazione del Consiglio sull’apprendimento misto, dove si precisa che «l’azione dell’Unione è intesa, in parte, a incoraggiare lo sviluppo dell’istruzione a distanza». A novembre 2022 la Commissione ha pubblicato un rapporto sui progressi verso la creazione dello «Spazio europeo dell’istruzione». Negli Orientamenti etici sull’uso dell’Intelligenza artificiale (AI), usciti a ottobre 2022, si continua a indicare come obiettivo l’apprendimento a distanza, definito «inclusivo e resiliente». Negli Orientamenti per gli educatori, per contrastare la disinformazione è inoltre indicato l’apprendimento misto, che «combina efficacemente la didattica frontale e quella online in un’unica esperienza coesiva».

La Dad è anche oggetto di un premio Ue per l’«insegnamento innovativo» con relativa formazione degli insegnanti online. L’obiettivo dell’Ue non è, dunque, scongiurare la Dad ma promuoverla insegnando ai dirigenti scolastici come «utilizzare le tecnologie in modo coscienzioso, sicuro ed etico». Il business Dad, nel frattempo, procede: le aziende digitali specializzate nell’e-learning, da Google in giù, contattano gli istituti per vendere piattaforme di didattica in rete, e i libri di testo sono ormai tutti aggiornati in funzione di un’eventuale Dad. Senza dimenticare che i problemi atavici di cui soffre scuola (classi pollaio, edilizia scolastica) con la Dad verrebbero meno, con buona pace degli insegnanti precari che, se il progetto diverrà strutturale, perderanno il loro posto di lavoro: a cosa servono infatti tanti insegnanti se uno solo può tenere 100 studenti collegati online?

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