Derivati, diamoci una regolata

Di fronte all’esplosione del fenomeno derivati, una politica di rinvio non è più possibile. Ai governi e alle autorità di regolamentazione spetta un ruolo importante, ma questo non può certamente essere svolto a livello di singolo paese. In ambito europeo, occorre seguire con decisione la strada intrapresa sul piano normativo con il regolamento Emir (European market infrastructure regulation) per rafforzare l’integrità e la stabilità del mercato dei derivati. L’introduzione dell’Emir si pone due importanti obiettivi.

Da un lato, accrescere il livello di trasparenza, prevedendo un obbligo in capo agli operatori di segnalare tutti i dati relativi alle negoziazioni, indispensabile per portare pienamente a emersione il fenomeno e quindi rendere possibile la prevenzione di condotte abusive o comunque lesive del corretto funzionamento del mercato. Il secondo, conseguire una riduzione del rischio sistemico attraverso l’intervento di un soggetto terzo (controparte centrale) quale garante del buon fine dei contratti, come avviene sui mercati di borsa. Pur ponendosi un obiettivo ambizioso, il regolamento Emir non può certamente ritenersi risolutivo del problema.

Un ruolo fondamentale deve essere giocato dagli intermediari finanziari, chiamati nel processo di vendita degli strumenti derivati, così come di ogni altro strumento finanziario, a comportarsi sempre correttamente nell’interesse del cliente e a rispettare rigorose regole in materia di gestione dei conflitti di interesse. Su di essi ricade inoltre l’obbligo, nel caso in cui i derivati siano incorporati in strumenti finanziari distribuiti a un pubblico retail, di rispettare precise regole di condotta nella valutazione della appropriatezza e adeguatezza al profilo del cliente dell’investimento proposto.

Resta infine in capo alle autorità di vigilanza il potere e dovere di imporre misure di divieto. In tal senso è intervenuto il legislatore italiano quando con la Legge finanziaria per il 2009 ha bloccato per gli enti locali italiani la sottoscrizione di nuovi contratti in derivati. Nella stessa direzione si sta muovendo il legislatore comunitario prefigurando, nella revisione della normativa Mifid, forme di «product intervention» che proibiscono la distribuzione agli investitori retail di prodotti valutati nocivi.
* presidente della Consob

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