Crowdfunder, il mecenate dell’high tech (e non solo) che spodesta le banche

Sorpresa! C’è gente (parecchia gente) disposta a puntare quattrini (parecchi quattrini) sui progetti più bizzarri o presunti tali. E a farlo a fondo perduto. Pazzi? Sognatori? Perditempo con il portafogli gonfio? Può darsi. Ma comunque li si guardi i “crowdfunder” ossia coloro che versano l’obolo per finanziare persino giri del mondo in novanta giorni o immersioni mozzafiato coronate da matrimoni in apnea sono il nuovo che avanza.

E hanno una capacità dirompente. Soprattutto negli Usa dove le piattaforme per raccogliere donazioni di ogni tipo ordine e grado arriveranno a quota 536 a fine 2012 e avranno un giro d’affari di 2,8 miliardi di dollari con un balzo del 91% rispetto a un anno fa (dati Massolution)!

Più 91%? In un mondo che ha messo il freno a mano e anzi colleziona segni meno su segni meno? Il primo a portare agli onori della cronaca il fenomeno della colletta dal basso è stato niente poco di meno che Barack Obama che nel 2008 vinse le elezioni anche grazie agli spiccioli da 10-20 dollari versati da milioni di sostenitori per finanziarne la campagna elettorale. In altre parole: l’inquilino della Casa Bianca dimostrò che “lui poteva” anche senza l’appoggio esclusivo delle lobby!

Non a caso seppure in ritardo di un paio d’anni almeno è stato proprio Obama a firmare il Jumpstart Our Business Startups Jobs Act che insieme a un pacchetto di provvedimenti a favore delle start up ha messo nero su bianco le nuove regole in tema di crowdfunding. Una su tutte: la possibilità per le neonate imprese di raccogliere fino a un milione di dollari in colletta dando in cambio piccole quote azionarie. Perché va bene il volontariato ma se c’è un incentivo è meglio. Molto meglio! Ora spetta alla Sec (l’organo regolatorio di Wall Street) dare il via libera censendo le piattaforme accreditate. Ma il più è fatto. E c’è da scommetterci che al top della lista ci siano: SecondMarket e SharesPost. Sebbene il più famoso sito per il crowdfunding resti Kickstarter (da vedere!).

E in Italia? Il recentissimo decreto sviluppo che dovrebbe essere convertito in legge entro metà 2012 nel capitolo start-up parla anche di crowdfunding e copia in parte quanto fatto dagli Obama Boys. Ribadendo in chiave italica un concetto chiaro: in tempi di magrissima in cui banche e finanziatori tradizionali sono pressoché spariti dalla circolazione l’unica risposta positiva può venire dal basso. Giusto. Anzi giustissimo!

P.s. In attesa che la Consob dica la sua dettando tempi e modi per il finanziamento alle strat-up ci si può impratichire donando qualche euro qua e là sulle piattaforme made in Italy. Tra le altre: Eppela, YouCapital, Produzionidalbasso.com, Kapipal o TheShinyNote. O fare un salto a Crowdfuture, il primo appuntamento dedicato in toto alla colletta del futuro in programma il 27 ottobre a Roma.

YOU MAY ALSO LIKE