Crollano i richiedenti del Reddito di Cittadinanza. Il Governo aveva ragione

C’è un dato numerico che, ancora una volta per motivi misteriosi, è passato sotto silenzio nelle ultime 24 ore. Un dato che racconta un crollo, verticale, per non dire vertiginoso: -65,23%. E non stiamo parlando dell’ennesima banca messa in ginocchio da qualche spregiudicato investimento finanziario, no. Stiamo parlando dei richiedenti del Reddito di Cittadinanza.

Avete capito bene. Di fatto due persone su tre che lo avevano richiesto nei primi due mesi del 2022 in questi primi due mesi del 2023 non lo hanno richiesto. Lo ha reso noto l’Inps.

Il paragone numerico è tanto evidente quanto clamoroso: un anno fa furono più di 260 mila, quest’anno 90 mila. Di questi ultimi 88 mila a gennaio e solo 2mila nel mese di febbraio.

L’osservatorio regala poi altri numeri interessanti, su tutti il fatto che nella sola provincia di Napoli c’è un numero di persone con il Reddito superiore a quelle di Lombardia, Veneto e Piemonte, messe insieme. Una provincia più di fatto del nord Italia. Ma questo già si sapeva.

Quello che nessuno, nemmeno al Governo, si aspettava era una riduzione così ampia e che dimostra per prima cosa la bontà della «stretta» sul reddito voluta da questo esecutivo. Se oggi due richiedenti su tre non ritengono più così vantaggioso riceverlo è semplicemente perché forse non ne avevano così bisogno prima e che la «mancia» dei contribuenti (perché il reddito lo paghiamo tutti noi) alla fine è stato un bel regalo, un «di più» all’interno di un sistema economico familiare sostenibile.

Sappiamo tutti che decine di migliaia di persone, mentre con una mano intascavano l’assegno mensile a spese nostre, con l’altra incassavano contanti per lavori extra in nero e se la godevano. Una cosa già orribile in tempi di vacche grasse, ma del tutto inaccettabile in momenti come questi di grossa difficoltà economica con tutti costretti chi più chi meno a tirare la cinghia.

Ci resta solo da conoscere il pensiero e l’opinione dei difensori del Reddito per tutti, a prescindere, che ancora siedono tra i banchi di Camera e Senato. Al momento siamo fermi al silenzio assoluto. Speriamo sia un’ammissione di colpa ed un modo elegante di chiedere scusa

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