Cresce la produttività europea, non i salari

Gli europei, in un anno, hanno aumentato notevolmente la loro produttività e contemporaneamente hanno visto diminuire i loro redditi. È la conclusione che si può trarre dal grafico pubblicato qui sopra che presenta i principali indicatori relativi alla dinamica del costo del lavoro dell’Europa a 18. Vediamo gli indicatori uno per uno partendo dalle retribuzioni contrattuali (linea blu): da una crescita del 2,2% del quarto trimestre del 2012 (rispetto al quarto trimestre 2011) l'indicatore è passato ad una crescita dell’1,7 negli ultimi tre mesi dell’anno scorso sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il secondo indicatore riguarda i redditi per occupato ovvero la retribuzione totale pagata ai lavoratori che comprende anche le gratifiche, i premi, gli straordinari e i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Bene: la crescita dei redditi per occupato (linea gialla) è sostanzialmente stabile: da +1,6 a +1,5% in un anno.

Passiamo ora al terzo indicatore: è il reddito per ore lavorate (linea rossa) che in un anno ha diminuito la crescita del'1% passando da +2,3% a +1,3%. L’unico indice in crescita è quello che riguarda la produttività del lavoro (linea verde) che da un -0,2% dell’ultimo trimestre del 2012 mostra, dopo un anno, una crescita dello 0,9%. Infine il costo del lavoro per unità di prodotto (linea nera) che è in fortissimo calo: da +1,8% a +0,6%.  

In altre parole la dinamica salariale nei 18 Paesi europei è praticamente ferma e questo favorisce la produttività e fa calare fortemente il costo del lavoro per unità di prodotto. È chiaro che un aumento dei salari cambierebbe questo stato di cose rendendo per le imprese più costoso produrre. In altre parole questi dati confermano che, fatte salve le ovvie differenze tra Paese e Paese, l’Europa si sta orientando verso una crescita economica senza aumenti salariali.

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