Juve, addio Ronaldo: forse non ne è valsa la pena

Adesso che la storia di Cristiano Ronaldo e della Juventus finita, è arrivato il momento dei bilanci. Come nei matrimoni che si rispettano e che vanno in frantumi prima del tempo, spesso per consunzione di reciproco interesse, il rischio che si corre è quello di osservare la separazione considerando solo i torti e le ragioni di una delle due parti. Chi ci ha guadagnato in questi 1.150 giorni di convivenza sotto la Mole? Ronaldo che ha guadagnato come nessuno mai in Italia, anche grazie a un regime fiscale favorevole, oppure la Juventus che si è fatta un giro sulla limousine più di lusso del pianeta calcio? E chi non è stato all'altezza del partner? CR7 che, tirando una riga, non si è rivelato il trascinatore per arrivare alla Champions League o la società che mai gli ha costruito intorno una squadra adeguata?

Di sicuro, al di là delle apparenze da salvare a tutti i costi, il matrimonio tra Ronaldo e la Juventus è finito male. Non per colpa esclusiva dei due sposi, se è vero che il Covid ha di fatto cancellato metà del periodo di unione, sterilizzando in buona parte la scommessa economica e finanziaria legata al suo sbarco a Torino e togliendo buona parte di fascino alla sua permanenza a Torino. Per sintetizzare, sono rimasti i costi mostruosi della gestione del portoghese ma è venuto meno un contesto fertile per andare a caccia di sponsorizzazioni e accordi commerciali e si sono svuotati drammaticamente gli stadi. Il teatro dei sogni dove Andrea Agnelli voleva che Ronaldo si esibisse dando lustro alla sua Juventus.


TANTI GOL MA LEADER MANCATO

La Juventus di Ronaldo ha vinto tanto (2 scudetti, una Coppa Italia e 2 volte la Supercoppa italiana) ma aveva vinto tanto anche prima ed è ragionevole pensare che avrebbe vinto ugualmente anche senza di lui. Il portoghese ha segnato una marea di gol (101 in 134 partite), però parte di questa produzione è stata semplicemente spostata dal reparto intero a lui, catalizzatore e tiranno di una squadra che per tre stagioni è stata cucita su misura delle necessità del suo campione.

La sua capacità realizzativa mancherà di certo mentre è meno probabile che la nuova Juve di Allegri si trovi improvvisamente senza leader. Ronaldo non lo è stato mai, nonostante lo strapotere tecnico e fisico. Da subito è parso una sorta di enclave dentro la Juve, padrone delle proprie decisioni e della propria quotidianità, distante da ogni forma di empatia che non contemplasse l'ammirazione delle sue gesta con gli altri sullo sfondo. Compromesso che ha pure reso, nel momento in cui i gol hanno portato le vittorie, ma che certamente non ha arricchito di personalità un gruppo che via via si stava ringiovanendo.

I fallimenti in Champions League, perché tali vanno definite le eliminazioni contro Ajax, Lione e Porto, hanno altri padri: soprattutto Sarri e Pirlo si sono rivelati poco adeguati e con loro chi li ha scelti. In questo la Juventus non è stata all'altezza di Ronaldo che, da parte sua, ha tradito nei passaggi più difficili. L'ultimo anno, dopo il ko con il Porto, ha quasi staccato la spina pensando all'Europeo e al modo di andarsene. Ma anche i mesi post Ajax e Lione lo hanno visto distante con la testa e il cuore dalla Juventus.

COSTI E RICAVI DELL'AFFARE RONALDO

Pagato poco più di 115 milioni di euro nel luglio 2018, Ronaldo ne è costato alla Juventus 258 solo in stipendi e ammortamento dei primi tre anni di contratto. Praticamente un quinto dei ricavi totali dello stesso periodo, spinti dalla crescita di quelli commerciali (da 87 a 130 tra il 2018 e il 2020) e di merchandising (da 16 a 26), ma penalizzati dal cammino deludente in Champions League, la gallina dalle uova d'oro. Il Covid rende impossibile un giudizio definitivo. Cosa sarebbe stato senza che il mondo si fermasse nella primavera del 2020? Quali opportunità avrebbe avuto in più la Juventus di valorizzare la sua stella?

Domande senza risposte. Di certo sono crollati gli introiti da stadio nel momento in cui sarebbero dovuti crescere. E lo stesso vale per gli incassi da tournée e da tutte le attività internazionali in cui la presenza di CR7 doveva fungere da moltiplicatore. Altrettanto certamente l'operazione Ronaldo ha mandato in fibrillazione i conti del mondo bianconero tanto da costringere - sempre con il Covid come convitato di pietra - a due maxi aumenti di capitale da 800 milioni in pochi anni e all'emissione di un bond da 175 con indebitamento alzatosi a livelli record per il club.

A conti fatti, insomma, non è stato un vero affare. Oggi la Juventus che chiude l'era Ronaldo è una società certamente più globale rispetto a prima, ancora agganciata al treno delle top europee anche se il gap economico si è solo in parte ridotto. Nei piani di Agnelli, l'acquisto di CR7 doveva rappresentare il salto di qualità: un'icona mondiale per poi cominciare a potersi permettere anche i migliori in circolazione. E' successo con l'olandese Matthijs De Light, strappato alla concorrenza un anno dopo, ma poi i bianconeri sono spariti dai radar delle grandi trattative.

Ronaldo va via (sbattendo la porta) anche perché non aveva più molto da chiedere e da dare alla Juventus. Anche per questo il club aveva concesso il via libera nei mesi scorsi, a patto che ci fossero chiarezza e tempistica adeguata. Sono mancate e il finale rischia di rovinare la storia intera. I prossimi anni, uscendo dalla crisi pandemica, diranno se la Vecchia Signora avrà la forza di ripresentarsi nei piani altissimi del calcio europeo, competere con fondi e stati sovrani, riportare a Torino un Pallone d'Oro o costruirselo in casa. In definitiva, giocare fino in fondo e vincere la partita che nemmeno CR7 è riuscito a fare sua.

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