Corte di Strasburgo condanna Italia per sovraffollamento carceri

La Corte europea dei diritti umani ha certificato le ragioni della lotta di Marco Pannella. Direte: “Ma davvero?”. Certo, nella sentenza non c’è nessun riferimento alle liste Amnistia Giustizia e Libertà lanciate dal leader radicale (e già valorizzate da personalità prestigiose), ma la Corte ha messo nero su bianco quello che i Radicali vanno denunciando da anni. Nelle carceri italiane si commettono costantemente crimini contro la dignità e i diritti fondamentali delle persone recluse.

I sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e di Piacenza hanno diritto a un risarcimento totale di 100mila euro per i danni morali derivati da una detenzione che è consistita in un trattamento inumano e degradante. Meno di tre metri quadrati a testa.

Il precedente di questa pronuncia risale alla condanna emessa contro l’Italia nel 2009, quella volta il ricorrente era un detenuto nel carcere di Rebibbia. A distanza di tre anni, al di là dei formali proclami e dei faraonici “piani carceri” (puntualmente un buco nell’acqua), non è cambiato nulla. Nel 2011 i suicidi tra i detenuti si sono susseguiti al ritmo di uno ogni sei giorni. 66mila detenuti sopravvivono ammassati in celle che potrebbero ospitarne 45mila al massimo. Il 40 percento dei reclusi è costituito dall’esercito dei presunti non colpevoli, circa 27mila persone in attesa di giudizio.

C’è da credere che le condanne e i ricorsi contro l’Italia proseguiranno, e a pagare saremo naturalmente noi contribuenti. Risarcimenti giusti e doverosi che pure non cancellano dalla carne viva e dalla memoria di quelle persone l’ingiustizia subita da parte di uno Stato che si vorrebbe civile e democratico. Una domanda resta però sullo sfondo: e se migliorare lo stato delle cose (riducendo innanzitutto la popolazione dietro le sbarre) ci costasse addirittura meno che pagare i risarcimenti alle centinaia di detenuti già pronti a seguire l’esempio? Chissà se qualcuno ci penserà.

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