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Ecco chi sparò il missile che colpì il Dc9

Dunque, fu un missile, la sera del 27 giugno 1980, ad abbattere sul cielo di Ustica l’aereo civile Dc9 Itavia, con 81 persone a bordo. Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione civile, spazzando via in un sol colpo depistaggi, verità precostituite e ipotesi di comodo. Fu un missile sparato da un aereo militare nel corso di una vera e propria azione di guerra aerea. E la sentenza che lo afferma si basa sulla documentazione raccolta dal magistrato che si occupò dell’inchiesta, il giudice Rosario Priore. Ma chi fu a lanciare quel missile, e perchè? A questa domanda la Cassazione non poteva rispondere. Ma lo scenario di “guerra” è delineato con estrema precisione dallo stesso giudice Priore, nel libro Intrigo internazionale , scritto a quattro mani con il sottoscritto e pubblicato da Chiarelettere nel 2010 (vedi in particolare i capitoli La sera che volevano uccidere Gheddafi e Gheddafi e La guerra italo-francese).

Era una guerra “invisibile” e “indicibile”, quindi segreta, perchè combattuta tra due paesi amici e alleati, Francia e Italia, per il controllo del petrolio libico e dell’uranio del Tibesti, la fascia subsahariana al confine tra il Chad filo-francese e la Libia filo-italiana. L’obiettivo francese, quella sera di giugno, era il leader di Tripoli Gheddafi, salito al potere nel 1969 grazie a un colpo di Stato organizzato in Italia e, con gli anni divenuto, una vera e propria spina nel fianco degli interessi di Parigi in Africa. Prima dell’episodio di Ustica, ultimo di una serie di “provocazioni”, aveva invaso il Chad, provocando una cruenta guerra civile: chadiani appoggiati da truppe francesi combattevano contro chadiani appoggiati dall’aviazione libica (i cui piloti erano stati addestrati nelle nostre basi e spesso erano addirittura affiancati nelle loro missioni da ufficiali italiani).

Quella sera del 1980, Gheddafi era decollato dall’aeroporto di Tripoli, diretto a Varsavia per una visita ufficiale. E come faceva sempre, quando si spostava nei cieli europei, viaggiava sotto protezione italiana, usando corridoi aerei privi di copertura radar Nato, per non essere intercettato. Quella volta però, i francesi erano riusciti a “vederlo” e lo attendevano al varco su Ustica. Ma i Servizi italiani, come già avevano fatto in altre occasioni di pericolo, lo avevano avvertito. All’altezza di Malta, l’aereo di Gheddafi invertì improvvisamente la rotta e tornò in patria. Nel frattempo, i caccia francesi avevano individuato i due Mig libici che, partiti presumibilmente da basi italiane, avrebbero dovuto prendere in consegna Gheddafi e scortarlo sino a Varsavia. Per proteggersi, andarono a nascondersi sotto la pancia del Dc9 Itavia, che viaggiava lungo la rotta Bologna-Palermo....

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