Timothy Brock: "Charlie Chaplin fu un grande musicista"

A volte non servono parole per parlare al cuore. Doveva saperlo bene Charlie Chaplin che con i suoi film muti ha incantato intere generazioni di cinefili. Ha mescolato immagini a emozioni più attuali che mai: il disprezzo per la società e la ricerca di un romanticismo perduto. "È grazie alla sua musica che prende per mano lo spettatore", spiega a Panorama.it Timothy Brock, direttore d’orchestra americano, nonché uno dei maggiori esperti delle musiche dei suoi film, impegnato in questi giorni a Milano nell’ambito della rassegna MITO a dedicargli a 35 anni dalla sua scomparsa l’esecuzione dal vivo della colonna sonora originale di Luci della città e Febbre dell’oro.

Lui Chaplin lo considera un musicista, prima che un attore perché dice "aveva una straordinaria capacità di usare la musica in maniera oggettiva, come solo sanno fare i grandi registi, ossia capendo cosa fosse superfluo e cosa no".

Eppure poche persone vedono Chaplin come un musicista.
È vero, ma succede perché non sono molti quelli che sanno che sua madre e suo padre erano entrambi cantanti e lui ha iniziato a suonare pianoforte e violino fin da piccolo. Ha sviluppato un utilizzo della musica molto creativo quando ha iniziato a fare film. Mentre componeva la colonna sonora sul piano, faceva scrivere a qualcun altro le note. E componeva le musiche nello stesso modo in cui creava i suoi film: creava e ricreava finché non trovava la versione perfetta.

Ci sono film recenti in cui il linguaggio delle immagini si mescola bene a quello della musica?
Non ricordo nessun film contemporaneo in maniera particolare, ma posso dire che ci furono in Italia compositori che imitarono l’esperienza di Chaplin. Un nome fra tutti è quello di Alessandro Cicognini, compositore della colonna sonora dei film di Totò e di Ladri di biciclette: riuscì a utilizzare la musica in maniera descrittiva come nella danza.

La scorsa stagione cinematografica Hugo Cabret diretto da Martin Scorsese e poi il film premio Oscar The Artist hanno rimesso al centro la musica per raccontare sul grande schermo gli sviluppi narrativi. Lei cosa ne pensa?
Soprattutto in The Artist riconosco uno sforzo in questo senso: è un film che è stato ispirato dai film muti, ma non è un vero film muto. L’ho trovato divertente, anche se un po’ troppo condiscendente.

Volendo vedere un lato positivo…
Ha aperto gli occhi della gente, su come poteva essere il film muto, ma non è necessariamente su quello che è.

Ha una colonna di un film preferita?
Non vado molto al cinema a dir la verità essendo sempre in giro per concerti, diciamo che la mia colonna sonora preferita cambia di giorno in giorno. E in questi giorni in cui provo per più di quattro ore le musiche di Chaplin, ho in mente solo quelle.

Chiudiamo con un pizzico di modernità. Oggi l'elettronica, la tecnologia contaminano il mondo del cinema. Mi riferisco anche agli effetti speciali che vengono applicati alla musica. Questo secondo lei toglie o dà qualcosa, in più, ai film?
Una buona partitura è una buona partitura, se è valida la musica è valida. Bisogna imparare a usare ciò che si ha. Non metto limiti alla Provvidenza.

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